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Mercoledì, 3 Settembre 2014

Il sorriso del vegetariano

I vegetariani, solitamente, trovano nelle loro convinzioni la forza per superare le difficolta’ quotidiane che la loro dieta impone. Sono abituati ai sacrifici, ai ripieghi, alle insalatine-ultima spiaggia. Si illuminano nei ristoranti dedicati a loro, o quando vedono la grande V verde vicino ad un piatto. Si rendono conto che il mondo li considera, che esistono anche loro...

ARTICOLO DI

MarcoJ

 

Il sorriso del vegetariano


I vegetariani, solitamente, trovano nelle loro convinzioni la forza per superare le difficolta’ quotidiane che la loro dieta impone. Sono abituati ai sacrifici, ai ripieghi, alle insalatine-ultima spiaggia. Si illuminano nei ristoranti dedicati a loro, o quando vedono la grande V verde vicino ad un piatto. Si rendono conto che il mondo li considera, che esistono anche loro.

Il Marocco non e’ un paese difficile per un vegetariano: uno stufato di verdura o una zuppa di lenticchie si trova sempre, e la qualita’ e’ ottima. Ma sull’oceano, dopo aver visto i pescherecci ritornare in porto e scaricare quintali di pesce freschissimo, con le scaglie che brillavano sotto il sole accecante, noi volevamo solo quello. Come in una caccia al tesoro, abbiamo seguito tenui indizi per trovare un ristorante nascosto, famoso per le sue grigliate di pesce. Siamo andati al mercato con il padrone, abbiamo scelto le vittime insieme a lui, ed abbiamo aspettato la grigliata seduti al fresco in un pittoresco cortile. Ugo, il nostro vegetariano, era tranquillo. Anche a casa sua, era abituato a sentirsi decantare le qualita’ di salumi e arrosti, mentre brucava la sua insalatina.

Ugo non aveva tenuto conto della qualita’ e della qualita’ del pesce marocchino. Le triglie, le orate, i gamberi iniziavano a fluire sul nostro tavolo e parevano non smettere mai; non riuscivamo a finire un piatto senza che ne arrivassero altri due. E le sardine! Le sardine piu’ buone della nostra vita, a volonta’. Ugo mangiava olive, con un po’ di pane. La sua faccia, fissa sul suo piatto, guardava in triste silenzio i noccioli, mentre il nostro volume si alzava sempre di piu’. “Devi assaggiare la frittura!”. “Pesce cosi’, mai mangiato!”. “Qui ci devono portare via con il carretto!”. Era un’isola di malinconia fatalista nella tavolata euforica.

Poi Ugo ricevette il suo cous cous vegetariano. Una secchiello da spiaggia pieno di semola fumante, cosparso di verdure stufate di ogni sorta, guarnite con spezie e frutta secca, e una ciotola di brodino per raggiungere la giusta umidita’ del composto. Il sorriso di Ugo invase tutta la sua faccia, e mentre mischiava con energia e concentrazione il suo piatto, ho creduto di vedere la contentezza atavica di chi sa che ora puo’ mangiare e sopravvivere, un sorriso che arriva direttamente dai nostri antenati piu’ lontani, dai primi esseri viventi dotati di un sistema nervoso abbastanza complesso per elargire gratificazione di fronte alla mancata estinzione. Il sorriso di Ugo conteneva la scimmia, il dinosauro, il pesce degli abissi preistorici e forse anche il plancton degli inizi del mondo. E la gioia del vagabondo, ovviamente.

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