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Venerdì, 19 Agosto 2005

China by Bike

Che bella idea, quella di girare per il mondo in bicicletta, in libertà, con il vento che ti accarezza e ti sprona ad andare sempre avanti (anche quando ce l

ARTICOLO DI

Vagabondo0




11 – 25 maggio 2005

di Alfio Rivero ed Omar Turco



Che bella idea, quella di girare per il mondo in bicicletta, in libertà, con il vento che ti accarezza e ti sprona ad andare sempre avanti (anche quando ce l’hai contro e ti fa soffrire!!)


Ciao a tutti, siamo due world free riders, liberi viaggiatori nel mondo, su un mezzo a due ruote non motorizzato, se non attraverso l’ausilio delle sole gambe (e della mente) del "pilota�?.

Siamo Alfio Rivero ed Omar Turco, due ragazzi cuneesi di 34 e 30 anni, accomunati dalla passione della bicicletta, intesa come mezzo per viaggiare e scoprire nuovi orizzonti, fare esperienze ciclistiche e di vita diverse da quelle che oggi si definiscono "normali�?.

Siamo partiti in sordina, facendo il giro della Sicilia due anni fa, con le bici da corsa attrezzate per il turismo ciclistico.

L’esperienza ci è piaciuta e così l’anno scorso, con l’aggiunta di un amico, abbiamo fatto, con le stesse bici, il cammino di Santiago di Compostela (Spagna).

Così ci abbiamo preso gusto e proprio durante quest’ultimo viaggio ad Omar è venuto in mente una cosa che subito è stata presa quasi come una provocazione ma poi è maturata sempre più nella nostra mente: "ma sai che a me sarebbe sempre piaciuto andare sulla Muraglia Cinese in bici!�?. In un primo momento non ci ho dato molto peso. Fatto sta che, terminato questo bel viaggio (860 km in 6 gg) io ed Omar dopo qualche tempo di riflessione (sempre necessario per partorire decisioni importanti) abbiamo iniziato a pensare seriamente a questa eventualità. Ecco che così è nato il viaggio più bello che abbiamo fatto insieme: è il China by bike.


Definito il periodo ideale per la zona che volevamo visitare (Cina nord orientale) ci siamo messi subito a cercare delle informazioni. Grande difficoltà abbiamo incontrato perché anche su internet trovare delle informazioni che calzassero alle nostre esigenze era davvero difficile. Le esigenze del cicloturista infatti sono un po’ diverse dal quelle del classico turista viaggiatore. Noi avevamo bisogno di avere cartine geografiche aggiornate, scritte in caratteri cinesi e romani, a scala opportuna; ma soprattutto avevamo bisogno di trovare indicazione sui percorsi da seguire, le strade, le tappe, magari il racconto di qualche ciclista precursore di questi viaggi un po’ spericolati, un po’ avventurosi, un po’, forse… pericolosi. E questa ricerca si è rilevata davvero difficile, tant’è che ad un certo punto ci eravamo quasi arresi. Ma chi si ferma è perduto, per cui le difficoltà ci hanno spinto a impegnarci ancora più intensamente! Ed i risultati sono arrivati: ho trovato via internet un libro in inglese di un Free Rider americano che, seppur un po’ vecchio, riportava dettagliatamente 9 tours da fare in bicicletta nella zona orientale delle Cina. "Perfetto�? ho detto, "è quello che cerchiamo�?!!

Così abbiamo subito comprato due copie del libro e, una volta nelle nostre mani, abbiamo iniziato a pianificare l’avventura.



L’AVVENTURA

Trovato un volo a bassissimo prezzo per Pechino con l’Air Qatar, via Doha, abbiamo deciso di realizzare in bici il tour n. 7, 8 e 9 del libro, cioè: Qingdao – Taian – Beijing – Grande Muraglia – Beijing. Kilometraggio previsto 1000 km circa, in totale autonomia e senza alcun mezzo di soccorso/sicurezza.

Difficoltà a portare le bici in Cina: facile, le compriamo laggiù! Niente di più facile che comprare le bici in un paese dove è un mezzo di trasporto diffusissimo (più tardi ci saremmo accorti, a nostre spese, del grave errore di sottovalutazione fatto!).

Il 12 arriviamo a Pechino e già i bagagli non arrivano con noi. Iniziamo bene. Facciamo la denuncia. Ci dicono che arriveranno domani. Già un imprevisto sulla tabella di marcia. Andiamo in centro e facciamo un giro per piazza Tiananmen. Ce la prendiamo con comodo; ma quando decidiamo di cercare il nostro hotel, prenotato dall’Italia (per il primo e l’ultimo giorno di vacanza) scopriamo che i taxisti non sanno dove si trova!! "A suma a post�? dico io!!

Che si fa? Grazie ad una dolce ragazza cinese che parlava inglese, riusciamo a spiegare ad un taxista dove andare e finalmente arriviamo in albergo (ah, tra parentesi, prima ci siamo fidati di due taxisti con le bici che ci hanno illusi di sapere dove si trovava il nostro hotel e poi ci hanno scaricati in un luogo anche un po’ ambiguo richedendoci un sacco di soldi. Mi sono incazzato e li ho mandati a quel paese: 20 minuti di infarto incipiente!!).

Questo è stato il nostro China shock, come ci era stato preannunciato nel libro che avevamo ma a cui, erroneamente, non ci avevamo dato tanto peso.

Arriviamo finalmente in albergo. Sorpresa delle sorprese, al rientro dalla cena, troviamo i nostri bagagli. Decidiamo quindi di andare a Qingdao il giorno dopo (da dove doveva iniziare il nostro tour), dove c’è Bruno che ci aspetta. Bruno è un collega di mio fratello che lavora alla Bitron China e che si è gentilmente offerto di aiutarci a trovare le bici e a darci un po’ di sostegno morale, in un paese cosi diverso e così, direi, inquietante in certi versi.

Arriviamo a Qingdao il 13/05 con un volo interno Air China (tra l’altro economicissimo: 50 € circa). Troviamo un albergo molto bello (Hotel Equatorial) dal modico prezzo di 400 RMB a notte per una camera doppia (circa 40 €) e cominciamo a cercare le bici. Inizia la seconda avventura. Le troviamo al Carefour ed al Jasco ma in uno sono MTB scarsissime e nell’altro sono un po’ meglio ma senza pezzi di ricambio (camere d’aria, contakilometri, ecc…). Siamo un po’ preoccupati. Secondo i nostri piani avremmo dovuto partire il giorno dopo a pedalare. Comincia a trasparire la concreta impossibilità di rispettare la nostra tabella di marcia. La sera incontriamo Bruno, con la sua bella ragazza cinese, Fuhao, ed il figlioletto Aruè, una simpatica canaglia! Andiamo a cena e gli evidenziamo queste difficoltà. Ci propone di andare con lui in una città vicina (Qandao) dove lui ha visto un negozio di bici. Andiamo però miracolosamente a prendere un caffè in un bar dove lui va sempre (SPR Coffee) e il cui manager, un certo George, avvertito precedentemente della nostra avventura da Bruno, si dimostra molto interessato e disposto ad aiutarci. Il giorno dopo andiamo a fare colazione nel suo bar e, li troviamo un suo messaggio con l’indirizzo del QingDao MTB Club. Spettacolo, è stato eccezionale. Appena arriva Bruno ci facciamo accompagnare. Lo troviamo; c’è l’insegna della Giant. Parcheggiamo la macchina (con un po’ di suspensee, visto che Bruno facendo retro ha beccato il braccio di un pedone! Ma nulla di male: quello si incazza un po’ e poi se ne va, che fortuna). Grazie a Fuhao comunichiamo che vogliamo due bici MTB di buona qualità. Ce ne sono già di preparate della MERIDA, ma ci sembrano un po’ debolucce. Ci facciamo assemblare allora una Look ed una Giant, con freni a disco e forcella anteriore ammortizzata. Ci vogliono però due giorni. Questo ci ritarderà il viaggio. Inizia così una convivenza stretta con i titolari del club che in 4 lavorano ininterrottamente 2 giorni (sabato e domenica) per noi. La cosa che mi ha colpito è che chiunque entrava nel negozio, accanto all’ormai consueto stupore nei nostri confronti e per quello che volevamo fare, si metteva a lavorare per noi, per l’assemblaggio delle bici. Poi abbiamo scoperto che comunque si trattava di soci del Club. Tra questi ricordo particolarmente Sui, che parlando anche inglese ci è stato di grandissimo aiuto per comunicare con i meccanici. Più tardi gli avremmo dato 100 RMB per sdebitarci un po’.

Sabato sera, alle 22,00 siamo ancora nel negozio e le bici sono ormai assemblate. Domenica alle 10.00 siamo di nuovo lì (in Cina si lavora giorno e notte, feriali e festivi); ultimi ritocchi e modifiche e le bici sono pronte. Foto di rito, scambi di doni (cappellini, foulard con dedica, pranziamo con loro in negozio). Salutiamo tutti; intorno a noi si è creato una folla di persone, incuriositi dalle bici, da noi che le abbiamo comprate e dal nostro viaggio. Salutiamo e andiamo.

Facciamo un giro nella città tra il solito stupore delle persone che guardano incuriositi noi e le bici. Siamo di attrazione anche per le belle ragazze che ci vedono, e questo è molto piacevole… . Passiamo a salutare George che è stato fantastico per noi e gli promettiamo di mandargli le foto del nostro giro, da esporre nel suo locale. La sera ceniamo con Bruno e famiglia. Ringraziamo anche loro per il fondamentale aiuto ed andiamo a dormire. Sono un po’ in apprensione per quello che ci aspetta. Tutte le persone con cui abbiamo parlato ci hanno sconsigliato il viaggi in bici, facendoci capire che la nostra idea era da matti. Non fa niente. Noi partiamo. Le bici sono stracariche, con tre borse dietro più zaino sopra e una borsa davanti.


La mattina del 16/05 (lunedi) ci alziamo alle 5,00 ed andiamo alla stazione degli autobus di Qingdao per prendere un autobus che ci dovrebbe portare a Jinan (250 km ad ovest di Qingdao). Alla stazione eravamo già andati il giorno prima per avere la sicurezza che ci avrebbero caricato le bici (anche se questa sicurezza non l’abbiamo avuta). Rischiamo. Arriviamo lì e subito si forma il solito gruppo di curiosi, incuriositi da noi, dalle nostre divise da bici e dalle bici stesse. (Ndr: ci parlano in cinese come se fossimo di loro; noi ovviamente non capiamo. Allora, non contenti, scrivono i loro pensieri, in cinese, come se fosse tutto più facile per noi; rispondiamo in piemontese: tanto il risultato è lo stesso!!!).

Creiamo un po’ di imbarazzo nella persona che pensiamo sia la responsabile della stazione; una simpatica ragazzina con un divisa blu ed una fascia rossa di traverso (personaggio che di li a poco ci sarebbe diventato consueto, essendo presente in tutti gli uffici pubblici), da noi subito paragonato al P.A.O., di cui agli ormai lontani ricordi della Scuola Militare per A.U.C.

Con un po’ di insistenza ci permettono di caricare le bici sull’autobus e cosi si parte. Alle 10.00 arriviamo a Jinan, alla stazione generale, ed anche lì siamo subito l’attrazione dei presenti. Dobbiamo andare a Zaoyuan ma uscire dalla citta di Jinan non è facile; è grande e c’è un traffico bestiale. Camion, autobus, mezzi stranissimi a 2 e 3 ruote, esercito di biciclette, tutto insieme e senza ordine. Che casino! Per fortuna troviamo una graziosa ragazza cinese che parla inglese e ci da le indicazioni per uscire dalla città, fornedoci una mappa. Anche lei molto stupita, ci chiede da dove veniamo e cosa vogliamo fare in Cina, così bardati. Alla risposta rimane stupita. Salutiamo e via, si parte.

Prima tappa: Jinan – Zaoyuan (16/05)

Seguiamo le indicazione della ragazza cinese. La strada è molto bella ma c’è una traffico enorme. Dopo 10 km inizia a piovere: battesimo bagnato battesimo fortunato, pensiamo. Ad un certo punto, dopo aver respirato smog all’inverosimile, arriviamo all’imbocco di un’autostrada. Miracolo però, c’è la pista ciclabile ai lati. Seguiamo sempre le indicazione del prezioso libro americano. Ha i nomi dei paesi che dobbiamo attraversare tradotti anche in cinese e così le persone a cui chiediamo ci sanno indicare se la direzione è giusta (nulla di più della direzione, visto che ogni ulteriore precisazione è incomprensibile).

Passiamo in una zona industriale enorme, in espansione. Finalmente dopo 72 km arriviamo alla nostra meta. Zaoyuan è un paesino piccolo, non bello, agricolo ed industriale. Troviamo con un po’ di difficoltà un luogo dove dormire. È un posto tappa per camionisti, abbastanza squallido. Non c’è di meglio. Posiamo le bici (tra il solito stupore che ci accompagnerà sempre e che non starò a ricordare più), ci laviamo in una doccia comune da paura, ceniamo in una "pioletta�? locale ed andiamo a dormire. Questa tappa non è stata bella: tanto smog e nulla da vedere.



Seconda tappa: Zaoyuan – Huimin (17/05)

Sveglia h 5.00. Ci aspetta una tappa molto impegnativa. Sul libro è di 113 km, con l’attraversamento del Fiume Giallo. Però piove a dirotto ed il nostro albergatore ci fa capire che è meglio rimanere a dormire. Neanche per idea, dobbiamo partire. Iniziamo a pedalare dopo aver fatto una colazione striminzita. È uggiosissimo. Ad uno ad uno attraversiamo i paesini rurali indicati sulla nostra guida (Daozhen, Zhangqiu, Weiqiao, ecc…). Il traffico ormai non c’è quasi più. Piove sempre e fa freddo. Ma la sorpresa doveva arrivare….prima o poi! Ecco che da lontano, prima del paese di Zhangqiu, con la strada ormai stretta, vediamo un cumulo di terra in mezzo alla strada stessa. "Che sarà?�?, ci chiediamo. Ecco cosa è: oltre il cumulo la strada finisce o meglio, è in rifacimento!!

Ma noi dobbiamo andare dritto, non possiamo prendere alcuna deviazione perché se usciamo dal nostro percorso, sono dolori: il rischio di perdersi è altissimo. Tentiamo di proseguire ma nel giro di 500 m abbiamo così tanto fango (giallo) addosso che le ruote delle bici stentano a girare. Che facciamo? Siamo proprio nella m (…), nel vero senso della parola. Passa un motorino; facciamo capire che dobbiamo andare nella città di Daozhen e che non sappiamo come fare. Allora ci invita a seguirlo. Partiamo per la campagna. Non sappiamo più dove siamo ma ci fidiamo. D'altronde tutte le persone a cui ci siamo rivolti ci hanno sempre trattato con assoluto rispetto e gentilezza incredibile. I cambi della mia bici cominciano a lamentarsi un po’ di quel fango, ma si deve continuare. Dopo una decina di km la strada asfaltata si ripresenta. "Sia lodato Gesù Cristo�? esclamiamo. Salutiamo e ringraziamo il nostro gentilissimo salvatore e ci dirigiamo verso la cittadina di Daozhen.

Alla prima stazione di servizio (che tra l’altro sono enormi rispetto alle nostre) ci fermiamo e ci laviamo con il lavaggio, noi stessi e le bici. Si riparte alla volta di Taizi, cittadina molto vicina al Fiume Giallo.

Abbiamo però una fame da lupi e allora ci fermiamo dalle parti di Weiqiao. Solita folla come sopra. Quando capiscono che veniamo dall’Italia (Italìa per loro) esternano tutta la loro ammirazione con profonde gesta di compiacimento. E questo ci fa anche piacere (qualcuno ci apprezza ancora…). Troviamo tra loro alcune ragazzine che parlano un po’ di inglese (notare che siamo non a Pechino o Shanghai ma in mezzo alla campagna). Pranziamo con loro in una specie di ristorantino. Sono molto incuriositi da noi; la loro zia quarantenne lo è in particolare. Ci tocca le gambe sporche di fango e, un po’ a gesti e un po’ tramite una ragazzina che parla un po’ inglese, ci chiede come facciamo a non avere freddo. "Siamo caldi dentro�? le rispondiamo! Tutti ridono: avranno tradotto correttamente… o si avrà, volutamente, equivocato!?


Ormai abbiamo lasciato alle spalle i timori sulla qualità del cibo: diamo fiducia alla cuoca e mangiamo di tutto. Solita foto di rito e si parte per la cittadina di Taizi (per la cronaca abbiamo pagato in totale 10 RMB, cioè 1€! Ne lasciamo 2 anche se abbiamo dovuto insistere parecchio).

Piove sempre e fa freddo. Siamo bagnati e sporchi come porcellini. Passiamo i paesi di Taizi, Heilisai Lukou e Qingcheng. Di colpo, dopo una leggera salitina ci appare il Fiume Giallo. Capiamo perché lo chiamano così: le sue acque sono gialle di fango. È enorme. C’è un ponte fatto di chiatte, molto traballante. Filmiamo, facciamo le foto.



Tira un vento incredibile, fa freddo e piove. Si paga il biglietto, però tra il solito stupore e compiacimento, ci lasciano passare gratuitamente. Iniziamo ad essere un po’ stanchi. Le condizioni atmosferiche stanno mettendo a dura prova la nostra capacità di adattamento e resistenza. Passiamo il poverissimo paese di Qinghe (strade di fango, case di fango… tutto di fango!). Huimin è ancora lontana. Passiamo il paese di Shaowan senza vederlo (il nostro libro non è più aggiornato ma comunque ci serve moltissimo per sapere la direzione di marcia) e di Madian. Finalmente arriviamo a Huimin, con la scorta di 2 motociclisti molto incuriositi da noi. Fortuna vuole che sulla strada troviamo un hotel apparentemente bello (Wudingfu Hotel). Siamo disposti a spendere qualsiasi cifra per questa notte a forza che siamo provati. E l’incredibile cifra è di 200 RMB (la camera doppia)! Ovviamente ci fermiamo. Subito tutto lo staff ci viene incontro. Ci saranno 20 cameriere/i che ci accolgono, con la direttrice in testa (tra l’altro una bellissima ragazza). Laviamo le bici dal fango con il loro aiuto. Finalmente in camera. Doccia bollente per riattivare la circolazione e le funzioni vitali. Ceniamo sotto lo sguardo e l’attenzione di tutto lo staff (direttrice in testa) sguardo che avrebbe potuto essere anche imbarazzante; ma non per noi che, dopo la seconda bottiglia di vino cinese (tra l’altro molto buono) ci sentivamo perfettamente a nostro agio.

Questa tappa è stata molto bella anche se dura a causa delle condizioni atmosferiche. Domani si va a Tianjin e Pechino con l’autobus (altrimenti non riusciamo ad andare con le bici sulla Grande Muraglia, la nostra ambita meta).

Terza tappa: Huimin – Tianjin – Beijing (Pechino) (18/05) in autobus

Ci accompagnano alla stazione degli autobus. Carichiamo le bici sul tetto dell’autobus e partiamo.

I passeggeri ci guardano con curiosità. C’è traffico. Dopo 2 ore facciamo una sosta "idraulica�?. Mi indicano il bagno. Che spettacolo: fetore allucinante; c’è una fila di buchi nel pavimento separati da un muricciolo e la gente accovacciata che fa i propri bisogni, sotto gli occhi di tutti! Incredibile!! Trattengo il fiato per non morire immediatamente. Si riparte, ma per poco. Ci ferma la Polizia per eccesso di velocità (hanno le pistole radar). 200 RMB di multa, poi ridotti a 100 pagati sottobanco. L’autista ed il suo collega quasi piangono. Decidiamo di fare gli americani e, una volta ripreso il viaggio diamo a loro i 100 RMB. Subito li rifiutano ma poi li accettano e ci ringraziano. Momento di gloria!!

A Tianjin dobbiamo cercare l’autobus per Pechino. Allora una ragazzina che aveva fatto il viaggio con noi, vedendo le nostre difficoltà, si offre di aiutarci. Che brava. Lei prende un taxi e noi dietro in bici la seguiamo. Vanno un po’ forte ma non li perdiamo (inizia la cronometro di Tianjin, la prima della giornata). Ricordo con piacere il suo bel visino che ci salutava dal taxi gridando "be carefull�?. Arriviamo alla stazione degli autobus. Prendiamo il biglietto, avvalendoci della sua traduzione e carichiamo le bici. Mangiamo un piatto di riso insieme e alle 17.00 partiamo per Pechino.

Arriviamo alle 19.00. Siamo stanchi. Andiamo all’Harmony Hotel seguendo un tipo con un triciclo motorizzato (per pochi RMB) e lì inizia la seconda cronometro della giornata (la cronometro di Beijing). Foto di rito. L’Harmony e pieno. Ne troviamo un altro. Ok, va bene.

La sera andiamo in giro. Domani inizia l’ultima tappa del nostro "China by bike�?: la Grande Muraglia.

Quarta tappa: Beijing (Pechino) – Badaling – Beijing (19/05)

Partiamo alle h 7.00 da Pechino. Foto di rito in Piazza Tiananmen.



Non è facile uscire dalla città in bicicletta perché c’è un traffico allucinante, di ogni mezzo immaginabile (ed inimmaginabile!). La prendiamo con calma. Usciamo dalla città da nort – ovest, nella zona del Summer Palace.


Per caso passiamo vicino ad un negozio della Giant (l’unico a Pechino?) e allora ci fermiamo e mi faccio regolare un po’ i freni. Omar (provvidenzialmente) chiede se hanno dei cartoni per imballare le bici: si, ce li hanno. Prendiamo allora il biglietto da visita del negozio, ringraziamo (non hanno voluto soldi) e continuiamo. Si vedono le montagne. La strada è noiosa. A metà pomeriggio inizia la salita per Badaling ed cominciamo a vedere il serpente di pietra della muraglia. È impressionante. Filmo un po’, facciamo le foto strada facendo. Arriviamo a Badaling dopo una bella salita che mette alla prova la nostra resistenza, ma ce la facciamo. È un luogo turistico, con costruzioni d’epoca ristrutturate e musiche di rappresentazioni storiche che si sentono da lontano. A Badaling non c’è nessuno; la giornata turistica è già terminata e i turisti sono tornati a Beijing. Solo un americano (o canadese) ci vede e ci chiede da dove arriviamo.


Alla risposta ci fa i complimenti e ci saluta in italiano. Troviamo, tramite un personaggio locale, un Inn in cui dormire, a gestione molto famigliare. Nota di colore: cenando chiediamo di mettere un po’ di peperoncino sul riso: un tipo vorrebbe farcelo pagare 8 RMB (sui 40 RMB della cena). Gli facciamo capire che è matto e così anche i suoi stessi amici e contitolari dell’Inn. Che tipo!!

Quinta tappa: Badaling – Changping (20/05)

La mattina partiamo ed andiamo sulla Muraglia. Facciamo colazione nei dintorni della biglietteria e paghiamo, per poca roba, 15 €. Li è arrivato il turismo e se ne stanno approfittando alla grande. Saliamo sulla Muraglia a piedi (con le bici ce l’hanno vietato). Che spettacolo: in certi posti è talmente ripido che si fa fatica e salire i gradini. Non sarebbe comunque possibile percorrerla in bici. Ritorniamo dalle bici e grazie ad una signora della biglietteria che parla inglese e ad un poliziotto consenziente, riusciamo ad avere il permesso di portare le bici sulla Muraglia per le foto di rito. Così facciamo, aiutati anche dal magnanimo poliziotto, tra lo stupore e l’incredulità della massa di turisti che ci fotografavano e si complimentavano con noi. Effettivamente è stata una gran bella impresa e ne siamo orgogliosi!!




A metà mattinata partiamo per le cittadine di Yanqing, Erdaohe, per poi raggiungere Changping. Il percorso è un po’ noioso; però il nostro libro ci dice che dovremmo passare attraverso delle gole bellissime, con discese veloci. Ne abbiamo anche bisogno, visto che dall’inizio del tour abbiamo solo sempre pedalato in pianura o in salita. In realtà quando capiamo di avvicinarci a queste gole, a parte il fatto che c’era una nuova salita da fare, notiamo un concentrazione eccezionale di mezzi pesanti. Dopo pochi km capiamo che avremmo dovuto scalare un passo, la cui strada però era completamente intasata da una lunghissima colonna di tir. Pedalare li voleva dire morire avvelenati. Che fare? Facile. Abbiamo fermato un pulmino, gli abbiamo fatto capire, esclusivamente a gesti, cosa volevamo e lui, con un compenso di 40 RMB ha accettato di darci uno strappo fino a Changping. Gli abbiamo anche fatto smontare i sedili posteriore per fare entrare le bici. Si parte per un viaggio interminabile, con un smog all’inverosimile. Passato il colle, visto la situazione di traffico molto migliorata, l’abbiamo fatto fermare e abbiamo continuato con le bici. Lungo la strada, nei pressi del paesino di Changling, abbiamo anche visitato alcune Tombe Ming (quella è un’area densa di questi monumenti). Nei pressi di Changping abbiamo trovato un hotel abbastanza bello e lì abbiamo dormito.



Sesta ed ultima tappa: Changping - Beijing (21/05)
Partiamo per Beijing. C’è un traffico pesante da paura. Se non moriamo avvelenati oggi non moriamo più. Piove a tratti. Abbiamo già la tosse. Arriviamo comunque all’Harmony Hotel (ormai ci conoscono già); hanno una camera libera per cui ci fermiamo li.

La sera, passeggiando per piazza Tiananmen incontriamo una tedesca (Lena) ed una bella cinesina (Haiyan) con cui facciamo amicizia e passiamo la serate insieme.


Beijing, 22/05

In giro per la città
Beijing, 23/05

La mattina dormiamo. Abbiamo l’aereo alle 23.50 per Doha (Qatar). Andiamo in un grosso magazzino dove vendono di tutto a prezzi stracciatissimi (Prada, Versace, Dolce & Gabbana, ecc…).

Alle 18 siamo in aeroporto. Facciamo il Check-in. Passiamo ogni controllo. Che palle, è tutto chiuso e non so cosa fare. Omar dorme. Per caso vedo una carinissima ragazza cinese che a fatica trascina il suo bagaglio a mano. "A mano?�? le chiedo se vuole un aiuto. Lo accetta immediatamente e mi ringrazia di cuore. Mi carico con un sacco che sarà pesato almeno 35 kg. Che fatica. Però mi da la sua mail; chissà un domani avessi necessità di andare a Singapore…

La vacanza in Cina finisce qui, con il sorriso solare di questa bella ragazza (che nemmeno a farlo apposta si chiama Sunny Demon – solare appunto!).

Doha (Qatar, 24/05)

Arriviamo alle 4.30 ora locale del Qatar (le 9.30 di Pechino). Siamo stanchi morti per l’effetto fuso orario. Per fortuna l’Air Qatar ci ha prenotato un albergo (Hotel Mercurial a Doha) e li, dopo aver fatto una succulenta colazione occidentale a buffet (ci voleva proprio, dopo quasi 2 settimane di colazioni molto alternative…) ci buttiamo sui letti e dormiamo fino alle 12.00. Ci svegliamo; fuori fa un caldo allucinante. Andiamo a mangiare (come se ne avessimo avuto bisogno! Ma non si poteva fare altro!) e poi di nuovo nel letto. Volevamo uscire ma ce l’hanno sconsigliato per il troppo caldo. Alle 17.00 usciamo a scorrazzare per la città. Che caldo da paura! Così ci carichiamo ancora di più. Alle 23.00 partiamo per l’aeroporto e ci imbarchiamo per Milano Malpensa alle 1.15. (Nota di colore: siamo così stanchi – chissà poi perche – che non ci accorgiamo del decollo!).

Alle 6.50 siamo a Malpensa; alle 8.00 partiamo. Alle 11.30 siamo a Casa. Fine della storia.



CONCLUSIONI.

Con circa 500 km percorsi in bici e 15 giorni vissuti in Cina, ritengo che questa sia stata la più bella esperienza ciclistica/umana che ho mai fatto. All’inizio abbiamo patito il così detto "China shock�? perché effettivamente ci si immerge a velocità di aereo in un mondo completamente diverso dal nostro e che, per quanto uno possa sforzarsi di immaginarlo, solo dopo averlo vissuto di persona (con un necessario ed inevitabile shock) se ne può rendere (un po’) conto. L’aspetto ciclistico purtroppo è stato inevitabilmente un po’ sacrificato per i vari contrattempi che abbiamo avuto (in particolare la difficoltà a trovare le bici) ma a vantaggio di una esperienza umana di gran lunga più importante: vivere insieme alla gente comune, mangiare con loro nelle modestissime "piole�? delle campagne, chiedere informazioni alle persone del posto; vedere che, dai cittadini delle metropoli ai contadini, quando ci vedevano (al di la di un primo inevitabile approccio con diffidenza per la diversità con cui ci presentavamo) si dimostravano, dopo pochi secondi, di una cortesia indescrivibile e si facevano in quattro per aiutarci - non può che averci lasciato un ricordo estremamente positivo. Capisco la loro diffidenza ed il loro stupore nel vedere passare (forse per alcuni per la prima volta) nelle loro campagne e città degli occidentali in bici, carichi come dei muli, vestiti da ciclisti con colori variopinti che loro non costumano.

Con queste parole e con questa bella immagine che abbiamo avuto dalla Cina, non ci resta che ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato e pensare, per il futuro, ad una prossima avventura.

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