RACCONTO
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Mercoledì, 20 Maggio 2009

Andata e ritorno

Chissà perché le decisioni più radicali della propria vita si prendono proprio quando ci si sente più confusi e non ci si capisce più niente di come impostare il proprio futuro.

Concorso Storie Vagabonde

ARTICOLO DI

Vagabondo0


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Chissà perché le decisioni più radicali della propria vita si prendono proprio quando ci si sente più confusi e non ci si capisce più niente di come impostare il proprio futuro.


E infatti così è successo anche a me: lasciata la ragazza, l'appartamento, il lavoro, la professione, la città e lo stato in cui vivevo, mi sono chiesto cosa volevo fare della mia vita.

In quel periodo le uniche certezze sul mio conto erano: il nome, Massimo, e il sesso, maschio.

Certezze, sì, ma per quanto tempo ancora?

Insomma, era urgente un chiarimento!

Dovevo guardarmi negli occhi e chiedere a me stesso cosa stessi mai facendo e perché.

Si sa però che tutti i "se stessi" sono generalmente reticenti al dialogo e spesso lo schivano, ma qui non c'era tempo da perdere! Dovevo trovare il mio me stesso e farci immediatamente due chiacchiere!

Subito!


Ma dove? Come? Perché?

La mia incapacità di decidere mi portò a decidere questo: in viaggio da solo, biglietto di sola andata verso un continente sconosciuto per un periodo indeterminato di tempo.


Ma si sa: scelte così radicali provocano sempre una valanga di giudizi da parte di tutti e infatti subito si levarono in coro le voci di amici e parenti! Chi a dire: "ma che vai a fare laggiù? Io proprio non ti capisco!" e chi invece a dire: "ma che coraggio! Tu si che segui il tuo cuore! Sei un vero esploratore! Un avventuriero! Un eroe!"

A dire il vero io faccio parte della prima categoria perché proprio non mi capisco ed è proprio questo il punto! E la cosa più facile che mi viene da fare è partirmene in viaggio. Altro che coraggio! Per me coraggioso sarebbe rimanere qui con una vita complicata, incomprensibile, insensata e che non mi piace.

Rimanere sarebbe davvero eroico per me!

Spero davvero di riuscirci un giorno, ma per ora non ce la faccio proprio


E poi, tra l'altro, non si può neanche dire che sia una cosa originale: in fondo il viaggio-alla-scoperta-di-sé è un classico! Ormai lo fanno tutti.

Insomma non è che sia più bello o più brutto di qualcos'altro, non c'è una ragione di fondo, io lo faccio perché sì.

E basta.


L'unica ragione, se vogliamo è che il viaggio, da sempre, ha a che vedere con la ricerca di se stesso

E chissà poi perché quando una persona è in cerca di se stessa, se ne deve andare in un altro posto. Mah!

non basterebbe guardarsi allo specchio per ritrovarsi?

E invece no, perchè quello là davanti che è riflesso, se mai è il te stesso che vuoi lasciare a casa, quello che non ti piace, quello che va seminato lungo la strada.

Beh, io non è che stavo scappando da un me stesso riflesso nello specchio del bagno (per fortuna non ero a questo livello), ma volevo comunque trovare quel me stesso che doveva darmi delle risposte precise sulla mia vita.



E allora dov'era quell'altro me stesso? Quello che non c'era, quello bello, fico, che aveva tutte le risposte e che non era il riflesso dello specchio?

Aaaa, questa era un'altra storia: i miei informatori mi avevano detto che aveva preso il volo verso qualche paese lontano ed era lì che dovevo andare a cercarlo e a prenderlo per poi portarlo a casa tirandolo per un orecchio e dirgli: "ma ti sembrano maniere di sparire senza dirmi niente? Adesso io e te facciamo un discorsetto!"


Insomma il mio "me stesso" assente aveva già comprato un biglietto verso qualche meta lontana senza avvertire nessuno e si era già messo in viaggio da un pezzo.

Non restava che andargli dietro e rincorrerlo.

Ma dov'era che stava scappando?


I miei informatori, dopo una lunga analisi tra sogni di una vita ed esigenze pratico-monetarie, arrivarono alla conclusione definitiva: il mio me stesso fuggitivo si trovava in America Latina, precisamente Brasile.


Precisamente?!

Precisamente na cippa!

Il Brasile è più grande dell'Europa tutta!


Ma va bene, tanto valeva provarci e dunque eccomi qua: c'era da prepararsi per un viaggio che poteva durare 2 mesi o 2 anni, con qualsiasi clima, che poteva portarmi in qualsiasi posto e in cui poteva succedere di tutto.

Tutto ovviamente in un solo zaino!

Non era una cosa facile, ma alla fine, poco a poco, compresso al minimo il mio equipaggiamento, ero finalmente pronto!


E così nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai con uno zaino in spalla e un biglietto d'aereo in mano.


Ed eccomi in aeroporto senza capire bene cosa stavo facendo e senza sapere bene dove mi stavo lanciando... insomma ignaro di tutto, ma proprio per questo emozionato, curioso e felice. io, tutto solo verso l'ignoto, con soltanto uno zaino con tutta la mia vita dentro.


Per la prima volta attraversai un oceano, per la prima volta scesi sotto l'equatore e alla fine atterrai a Salvador da Bahia: aria tropicale, luce trasversale, colori intensi e avvoltoi nel cielo.


Ero arrivato!

E adesso? Beh, adesso cominciava l'avventura: la ricerca di me stesso partendo da questa Africa americana che vive sulle rovine di un Portogallo tropicale ormai sgretolato dal sole, dalla giungla e dal cemento.

Ero a Salvador, con il suo oceano infinito che mi portava ad ogni onda un'eco lontana e antica di quel continente da dove ero giunto anche io e quella illogica sensazione di stare in un posto, ma allo stesso tempo di sentirsi da un'altra parte, lontano, distante da dove dovresti essere.


Salvador come tutte le metropoli brasiliane è un groviglio inestricabile di paradiso e di inferno amalgamati in modo spontaneo dalla musica, dai sorrisi e dai colori.

Stando un po' all'occhio non succede niente, ma il pericolo è sempre dietro l'angolo.

Ma chi è povero non è per forza un criminale, né chi è un criminale ti vuole per forza far del male. Se sei rilassato tutto scorre in tranquillità, ma se ti irrigidisci è più facile attirare i guai.


E poi i Brasiliani sono tra i popoli più amichevoli e ospitali al mondo, che ti fanno sentire subito a casa, tra amici. La sensazione è che qualunque problema tu abbia, c'è sempre qualcuno che ti aiuterà in ogni momento.

Forse è anche per questo che anche dopo aver scoperto che il secondo giorno mi avevano clonato la carta di credito rubandomi 3500 €, decisi lo stesso di rimanere e di continuare il mio viaggio come se nulla fosse.


Si, anche senza carta di credito e con pochissimi soldi da poter usare, decisi di andare avanti! Il viaggio mica è solo uno spostamento fisico! Il viaggio è una predisposizione d'animo, è una sfida, un punto di vista sulle tutte cose totalmente diverso, e quindi chi se ne frega dei soldi? In qualche modo si farà. E poi io avevo una missione da portare a termine: ritrovarmi! Mica potevo rinunciare a tutto solo perché mi avevano rubato i soldi!



E così cominciò quel lungo viaggio: 6 mesi su e giù per il Brasile, da nord a sud, per città e per villaggi, per foreste e montagne, per paludi e per deserti, dall'equatore all'Argentina.

6 mesi in cui la condizione provvisoria del nomade era diventata la mia normalità quotidiana.


Tanti viaggi, tanti luoghi, tante persone splendide, tanti mesi passati in posti mai visti.

In tutto questo, cominciavo a rendermi conto, l'unico punto fermo, fisso e costante ero io, l'osservatore: sempre io in mezzo a mille situazioni nuove e diverse dove confrontarmi e a misurare le mie capacità e le mie inquietudini.


Ma dopo migliaia di chilometri verso chissà dove senza nessun progresso nella ricerca di me, mi trovai davvero perso nel cuore di un continente sconosciuto, con scarsi mezzi e senza nessuna idea di dove continuare ad andare avanti e stesso.

Questa constatazione, invece di sconfortarmi mi fece sorridere: per la prima volta dopo tanto tempo la situazione esterna in cui mi ero cacciato era lo specchio esatto della situazione che stavo vivendo dentro di me.

Una inaspettata coerenza tra dentro e fuori che alla fine mi faceva pensare che in fondo così era giusto. Andava bene così.


Andava bene, sì, ma la mia missione che mi aveva portato tanto distante?

Dopo tante avventure e tante peripezie quasi mi ero dimenticato della mia ricerca personale e non avevo constatato nessun progresso.

In tutti questi mesi questo "me stesso" che stavo cercando non si era fatto vivo, neanche una traccia, niente. Era evidente non voleva più farsi trovare.

E dunque?

Missione fallita.


Beh, il mio viaggio comunque era stata una bellissima esperienza e anche se non mi ero ritrovato, in fondo andava bene così.

E allora va bene, caro "me stesso" fuggiasco, hai vinto tu: scappa pure se vuoi, fai la tua vita libero, io smetto di rincorrerti. Ti auguro buona fortuna di cuore e io, da parte mia, continuo sulla mia strada.

Non ti inseguo più.

Sei libero.

In bocca al lupo.

Ciao.



Ma ecco! Proprio in quel momento che avevo smesso di cercarlo ecco dentro di me il sapore di un dolce ritorno, di finestre che si spalancavano dopo una lunga assenza, di un fischiettare familiare... non ci posso credere... eppure si: era lui! Era tornato!

Avevo ritrovato me stesso!

Ma come era possibile? Ma allora era lui che mi stava seguendo e non io che lo rincorrevo!

E proprio quando ormai ero convinto che l'aveva vinta lui, che poteva andarsene via libero dove voleva, eccolo spuntare di colpo da dietro e mi era saltato in groppa.


Che allegria, caro me stesso! Mi sono finalmente ritrovato!

Ma dove ero stato?

Che bello ritrovarmi! E adesso finalmente a casa! di nuovo, felicemente a casa.


E così il mio viaggio di ricerca si concludeva con la parte più importante del percorso: il ritorno.

Ritorno felice in cui ogni singola cosa lasciata indietro era ritrovata con gioia, in una riconciliazione sorprendente con la mia terra, con la mia gente, con la mia vita.

Adesso il riflesso che vedevo nello specchio era esattamente quello che volevo vedere.


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