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Lunedì, 11 Giugno 2007

10 Dobloni d'oro

Capo Verde, Isola di Sant'Antao, l'angolo di oceano più selvaggio del pianeta, come amava ripetere Jacques Cousteau

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Capo Verde, Isola di Sant'Antao

L'angolo di oceano più selvaggio del pianeta, come amava ripetere Jacques Cousteau;

un arcipelago dimenticato dal mondo che corre, il respiro possente dell'oceano e delle montagne, il ricordo tra realtà storica e mito di epici naufragi, spogliati dal tempo della loro drammaticità e relegati al repertorio romantico della leggenda, dell'epoca della corsa all'oro e dell'Invincibile Armata che contendeva il predominio dei mari e dei nuovi mercati ai navigatori portoghesi; qui si dice che giacciano le famose tre caravelle che facevano da scorta al leggendario corsaro Sir Francis Drake, che ancora non sono state trovate e che fanno sognare i cacciatori di tesori. E poi montagne, cordigliere, canyons, passi tra le nebbie ed un'isola deserta e abbandonata a Nord; spiagge lunghissime e immacolate di sabbia chiara, un vero deserto di dune, un'Isola vulcano, un cono viola e perfetto che dalle profondità dell'Oceano si erge fino 3.000 metri, a Sud.

Dieci isole, suddivise in Sopravento e Sottovento, sorte 600 km al largo del Senegal su un Hot Spot (punto di risalita magmatica) ancora attivo. '....queste rocce, vedi – Francesco raccoglie da terra una pietra scura – magnesio, ferro; provengono dalla crosta oceanica. Basalto. Il vulcanismo qui non è esplosivo, acido, (ma fa eccezione Fogo, l'Isola Vulcano alta 3000 metri ), bensì è fluido, rotondo, smussa; io collego questa qualità "aromatica ", priva di asperità, alla dolcezza dei sapori, dei frutti, del cibo, del caffè, alla mitezza, alla gentilezza della gente. Sarà, mi dico, mentre alzo gli occhi alle cime delle verdi cordigliere che a 2000 metri di altezza tagliano come coltelli questo cielo atlantico.

Misteri della geologia. Se chiudessi gli occhi e qualcuno mi dicesse che sono tra le cordigliere Peruviane potrei credergli.

Invece mi trovo nell'Isola di S.Antao, la più a Nord dell'arcipelago di Capo Verde, con la mia reflex.

Sono partito con un po' di scetticismo. "...Capo Verde, cosa ci vai a fare? E' piatto, c'è vento, non c'è niente..." ... la mia guida annuisce, "... sì, certo, quando ascolto qualcuno esprimersi un questi termini, capisco che si è fermato alla sola Isola di Sal. Non e' vero che Sal sia priva di interesse: oltre ad essere uno dei migliori Spot al mondo per il Surf da onda ed il Kite Surf, ha la lunga spiaggia di Santa Maria, 6 Km. di baie e baiette poco o per niente conosciute, un paio di simpatici villaggi, Espargos e Palmeira, oltre a quello di Santa Maria, ed una rarità pressoché unica, il vulcano di Pedra de Lume che ospita al proprio interno saline portoghesi dismesse, dove si può fare il bagno in acque rosa-azzurre, ed la cui interno si penetra come Indiana Jones attraverso un Tunnel scavato nel fianco del vulcano ".... noi non ci fermiamo mai qui se non lo stretto tempo necessario per attendere il volo interno per le Isole di Sopravento, San Nicolau, S.Vicente, S.Antao. Francesco, che ci guida in questo viaggio, ideatore del " Cabo Verde Adventure Raid", viaggio avventura alla scoperta delle Isole di Sopravento, ha 40 anni, è di Siena, si occupa da 16 anni dell'organizzazione di eventi multidisciplinari e programmi Avventura per Manager, ma una volta scoperto l'arcipelago si e' fermato a Capo Verde, "... pochi sanno che a 45 minuti di volo da Sal si apre un mondo sorprendente..." sono piene di entusiasmo le parole di Francesco quando parla delle " sue " Sopravento, "...per chi ama giocare col pianeta questa e' una palestra di gioco fantastica; ho visto cose che voi umani....(gioca col cinema, l'altra sua passione ), pareti impressionanti ancora tutte da scalare, canyons, deserti d'alta quota; spiagge selvagge dove le uniche presenze sono i vulcani ed il passaggio lento dell'aquila di mare.....una caldera secondaria sull'Isola di Fogo (si capisce che si tratta di un' Isola – vulcano ) ove meta' dei bambini hanno la pelle ambrata, i capelli riccioli biondi e gli occhi verdi e lo stesso cognome, Montrand: discendono da un barone francese che nell'800 e' vissuto qui come amministratore della compagnia di estrazione del sale ed ha lasciato il proprio cognome alla progenie più o meno legittima delle proprie numerose concubine locali...


E' il regno del trekking, del parapendio, del bird watching; ospita uno dei migliori Spot al mondo per la pratica del Kite Surf e del Surf da onda; qui si può praticare il canyoning, oltre ad attività di mare quali il Whale Whatching, uscite per la pesca d'altura con catture record per il blue Marlin, immersioni sui relitti, di cui l'arcipelago e' letteralmente disseminato ..."


"....sarai sorpreso da queste montagne...", mi aveva detto Francesco prima di partire, figuriamoci, dopo le Dolomiti... eppure so che anche lui ne ha viste di montagne e qualcuna ne ha anche scalata.

Invece mentre il fuoristrada arranca e sale rapidamente lungo l'Estrada da Corda su per l'arido versante Sud dell'Isola di S. Antao riscopro ed assecondo ciò che Proust definiva l'aspettativa del meraviglioso.. "...Ancora non è niente..." dice il mio compagno di viaggio. Rapidamente, mentre continuiamo a salire, il paesaggio cambia, la vegetazione tropicale man mano che saliamo progressivamente si mischia alle conifere, un boschetto di abeti( !!! ) appare sui versanti alla mia destra, il " Pico da Cruz", 1650 metri,...l'aria diventa frizzante, improvvisamente ci troviamo tra le nebbie. Quando si aprono scopro di trovarmi su di un passo, la strada scorre su una lama sottile, valli profondissime e canyons alla mia sinistra, la Ribeira (valle) da Torre alla mia destra, e l'imponente nera parete del Rabo Curto, un vulcano spaccato. Un paesaggio da plastico, perfetto, dalla verticalità che inganna i sensi, un mondo in miniatura proprio sotto di noi sembra a portata di mano come i plastici con cui quelli della mia generazione hanno giocato con i soldatini " Atlantic" (chi non se li ricorda?); in realtà un mondo reale profondo e lontano, ma l'aria è così tersa che tutto sembra a portata di mano.

Poi ci sono loro, la gente di Capo Verde, dall'ospitalità spontanea, dai ritmi lenti, semplice, genuina e ingegnosa. Lungo una strada di montagna un signore anziano ci fa un cenno e ci invita ad entrare in casa sua, è una casa tirata su a "tufoni", è buia, non c'è niente, niente acqua corrente, niente elettricità, una candela, un'icona sacra ritagliata da una rivista ed i materassi per terra per dormire, divide quel niente con noi, una bottiglia di Pontche de Coco ( èRhum locale e succo di cocco). Tre bambine bellissime, capelli ricci, biondi, occhi verdi e pelle del colore dell'ambra, mostrano una foto, ridendo; tiriamo fuori qualche moneta, ma no, non la vendono. Vogliono solo mostrarcela e continuano a ridere, forse è la prima foto che hanno visto, magari glie l'ha scattata poco fa un francese di passaggio con una polaroid (esistono ancora?). A Ribeira Grande ci sentiamo rincorrere per strada: " ...Monsieur, Monsieur...", è un ragazzo con un telefonino in mano, qualcuno di noi l' aveva dimenticato in una specie di baretto; prova a lasciarlo in un bar a Milano...





A Tarrafal de Monte Trigo, raggiungibile in circa 3 ore e mezzo di traversata tra piste sconnesse tutte buche attraverso gli altopiani lavici della parte Ovest dell'Isola d S.Antao, al termine di un vero trasferimento in stile " Overland " durante il quale rasentiamo l' imponente anfiteatro sommatale del lungo (15 km.), il canyon di Monte Trigo, ci attende in un angolo appartato di fronte all'oceano, il " mar Tranquillidade", la piccola Guest- House che Frank & Susie hanno costruito, in un angolo di mondo lontano da tutto, situato in un tratto di costa che vede un susseguirsi di baie e spiagge totalmente selvagge. Qui, in un mare che è solito vedere il passaggio al largo delle megattere che vengono in queste acque ricche di nutrimento ad allevare i piccoli appena nati, oltre al passaggio di delfini, orche e tartarughe di mare, i partecipanti al Cabo Verde Adventure Raid trascorrono due giorni di totale relax, presso un lodge in perfetto stile ecologico ed armonizzato con la natura ed il tranquillo paesino adiacenti. Niente rete per il cellulare, ma un posto di telefonia pubblico, in casa di una signora, per le emergenze; niente acqua calda, bensì? a temperatura ambiente come sgorga da una sorgente le cui acque sono raccolte dal bacino del canyon; elettricità, sì ma fino alle 23, dopo si va al proprio bungalow con la torcia...tutta la tranquuillità che si vuole, e tempi che forse abbiamo da molto dimenticato.

Abbandoniamo a malincuore S.Antao e le sue valli verdi avvolte nel profumo di melassa, odorose di resina ed altri odori sconosciuti e indefinibili, come quelli della distilleria di Lindo, una delle ultime Haciende dove il Grogue viene ancora prodotto in una corte familiare da atmosfere alla Marquez, secondo le tecniche dei secoli addietro, vale a dire tramite il tradizionale Trapiche, meccanismo a mole e timone di 9 metri che spreme le canne da zucchero azionato da tori aggiogati. L'Isola dove, attraversando incredibili paesini di montagna lungo l'Estrada da Corda che taglia la parte Nord Est dell'Isola, abbiamo incontrato le donne dalle quali abbiamo acquistato e subito gustato, tagliandolo col coltello e dividendocelo seduti sul cassone del pick up, attraversando le montagne, il fresco formaggio di capra.

Ma dobbiamo fare adesso un flash back, un passo indietro: all'Isola di S. Antao eravamo giunti in traghetto, stretti tra i sacchi di patate ed altri ortaggi, un maiale, 2 cavalli ed i capoverdiani che vomitavano a riprese, dall'Isola di S. Vicente, raggiunta invece in volo dall'Isola di Sal, il secondo giorno del nostro viaggio alle Isole di Capo Verde......


In volo, da Sal a Sao Vicente, Francesco ci aveva indicato S. Luzia, l'Isola di Robinson Crosuè, un'isola abbandonata che i partecipanti delle edizioni speciali del Cabo Verde Adventure Raid ( ****capoverdeavventura**** ) raggiungono a bordo di gommoni. L' isola solitaria e' solo saltuariamente raggiunta dai pescatori di Sao Vicente, è stata abitata in tempi remoti e poi abbandonata per la scarsità della disponibilità delle risorse idriche. Dispone di un interno montuoso e di una lunghissima spiaggia di sabbia chiara. Qui i partecipanti delle edizioni speciali del Raid,"Overland", percorrono un giorno ed una notte in totale isolamento ed immersione nella natura; si mangia attorno al fuoco del bivacco di fronte all'oceano sotto un tetto di stelle, e dopo le ultime chiacchiere attorno al fuoco sorseggiando il forte caffè capoverdiano si scivola dolcemente nel sonno, cullati dal solo rumore della risacca, in un campo di tende, montato in prima persona dai partecipanti.


Eravamo quindi atterrati, provenienti dall'Isola di Sal, al piccolo aeroporto dell'Isola di S.Vicente, capitale delle Sopravento, ai piedi della scaletta ci accoglie come quasi ovunque il sorriso della rampista. Sembra un aeroporto di campagna a gestione familiare.

Mindelo, che ci avrebbe stregato con la movida notturna e le spiagge selvagge, capitale dell'Isola di S. Vicente è la tappa più meridionale per l'inizio della traversata dell'oceano, frequentata soprattutto dagli equipaggi in procinto di compiere la traversata da Ottobre a Marzo inoltrato, o che sostano qui con i propri sloop;

Ci ha accolto la vivace vita della cittadina, capitale della Musica e della cultura delle Isole di Sopravento, o Barlavento; lontani dall'anonimato delle realtà turistiche di altre destinazioni, qui, in questa cittadina che non ha niente dei soliti paradisi turistici artificiali ed ha una storia propria antica di 250 anni, ci si può far contagiare dalle atmosfere di una località vocata ad accogliere ed amalgamare da sempre viaggiatori in transito od in partenza per la traversata atlantica a colonie stanziali di stranieri ed alla popolazione locale, in un riuscito melting pot che ha dato vita nei secoli ad un'architettura sociale esemplare quanto a tolleranza ed ospitalità.

Abbiamo visitato il mercato della frutta con tutti i cromatismi dell'Africa, quelli della frutta e quelli degli abiti delle donne, situato lungo l'affascinante Rua Lisboa con i piccoli caffè portoghesi.

A Mindelo è bello oziare girellando nelle stradine tra Rua Lisboa e Praça da Igreia, parlando con la gente: in francese, in inglese ma soprattutto in un guazzabuglio di termini presi a prestito da tutte le lingue, il loro creolo, in effetti, è così; in "Salvadoregno" dice Francesco, il linguaggio di Salvatore nel Nome della Rosa. Ci fa invidia la disinvoltura con cui si rivolge agli isolani nel loro dialetto.

Una notte siamo andati a cacciare lo squalo, il Tiburon, da riva, un tonnetto usato come esca addentato e subito abbandonato è tutto ciò che è rimasto della nostra caccia, insieme allo sciamare dei bambini del piccolo villaggio nella notte e lungo la spiaggia eccitati dalla nostra inusuale presenza.


Per ultima c'è Boa Vista, magica, sospesa, contornata da 55 km di spiagge bianche, tra cui la famosissima Curalinho, 18 chilometri di sabbia bianca finissima, chiamata dal turismo internazionale " Santa Monica " per la somiglianza con la famosa spiaggia californiana, dalla quale si differenzia per la caratteristica selvaggia e la sporadicità o quasi totale assenza della frequentazione umana. E' frequentata invece da una miriade di incredibili granchietti che sembrano usciti da un cartone animato. Fluttuano avanti e indietro col moto delle onde sulla battigia, incontrastati signori del loro temporaneo dominio. L' Isola ospita al suo interno un vero deserto di dune; qui Pier Giorgio Scaramelli organizza tutti gli anni una gara ormai famosa, la Boa Vista Ultramarathon, 150 km di corsa nel deserto interno da percorrere in 3 giorni. A Boa tutto è magico, il Morro Negro, remota località sulla costa Nord Est con faro omonimo dove un'anomalia del campo magnetico dirotta da secoli le imbarcazioni sugli scogli e sul fondo del mare, il misterioso cimitero delle balene di cui si parla ma che nessuno sa dire dove si trovi, versione atlantica di una leggenda metropolitana, e molto altro.

Mentre sorseggiamo l'Onda Araba sulla spiaggia di Chauves, al tramonto, il rito di addio dei partecipanti al Raid Avventura, una specie di melone spaccato a metà tagliato a cubetti e riempito di Grogue, Francesco racconta della selvaggia e poco conosciuta S.Nicolau, dove in Febbraio si celebra il Carnevale con balli e salti sul fuoco Qui i partecipanti della prossima edizione speciale del Raid raggiungeranno la Rocha Iscribida, misteriosa iscrizione incisa su una rupe in caratteri sconosciuti e non ancora decifrata, che per alcuni si rifarebbe al mito di Atlantide..." ...un'avvincente sfida, uno degli ultimi misteri dell'archeologia della nostra epoca, che attende chi riuscirà a decodificarla, e che sta sparendo a vista d'occhio sotto l'azione degli agenti di erosione ...". E del minuscolo villaggio incassato in una ripidissima baia, Fonthaynas a S. Antao, dove ancora si ballano danze antichissime di derivazione inglese, ereditate dai naufraghi di un bastimento che nel'700 qui approdarono e, isolati da qualsiasi altro consesso umano dalle scoscese scogliere per decenni, fondarono una piccola comunità nella quale perpetuarono gli usi e le tradizioni della loro terra di origine, trasmettendo tutto ciò in seguito, quando vi entrarono in contatto, alla gente del luogo che andò piano piano ad aggiungersi, e poi a sostituirsi, ad essi.


Un'onda trascina a riva un oggetto luccicante, "...guarda, un doblone..." dice Sara, invece è un sasso piatto che la risacca dell'onda ha abbandonato sulla spiaggia, e che il sole gentile del tramonto ha indorato....però qui, nei territori del sogno, qui dove tutto è possibile, se una cosa può essere sognata allora può accadere....non sogniamo noi tutto ciò nei nostri bui inverni metropolitani?

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