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COMPAGNI DI VIAGGIO

IL VAGABONDARE DELL'ANIMA

Ciao! Non so se c'è un altro posto adatto per scrivere quello che seguirà, ma sentivo di dover comunque scriverlo. Perché no, non è propriamente per un viaggio ben definito che scrivo. Perché in realtà, ora come ora non ho né una meta né una data da proporvi. Vorrei solo capire da voi e con voi, ed è per questo motivo che scrivo. Perché si, ho bisogno di voi. Di te!

Ti spiego. Da qualche anno, ma in maniera più marcata negli ultimi mesi, non so più chi sono. O forse, non so più chi sono in rapporto a questa società nella quale mi ritrovo a vivere oggi. So di avere quasi 32 anni, di avere il desiderio di riempirmi di novità, ma allo stesso tempo di averne paura, una gigantesca paura, quasi paralizzante a tratti. Sarà paura di vivere? Si, penso che questa possa essere una risposta plausibile. Non so cosa mi abbia bloccato in tutti questi anni (o meglio, lo so, ma ci arrivo con calma). Non so che cosa mi stia trattenendo ancora oggi, come nemmeno so il motivo per il quale vivo con addosso un'ansia pazzesca al solo pensiero di una qualsiasi di queste novità (anche questo, a dire il vero, lo so). Un'ansia che poi si è riversata anche nelle più piccole azioni quotidiane che non sento più di voler compiere in quanto forzate e lontane dal mio essere. Un'ansia generale in rapporto ad un confronto con persone che non ho più intenzione di frequentare, perché è come se avessero esaurito la loro voglia di conoscenza. Non hai mai avuto la sensazione di essere fermo in un ambiente fermo? Mi sento come se fossi imprigionato, come chiuso dentro un uovo il cui guscio è diventato davvero troppo piccolo per poterci stare comodo dentro, perché nel frattempo continuo a crescere. E a volte, in questo periodo davvero molto spesso, dentro questo guscio manca l'aria. Dicono che sia un bene tutta questa ansia, che sia un bene averne e farla arrivare a livelli talmente alti da risultare incontrollabile. Mi dicono che sia presente per avvisare che è arrivato il momento di cambiare le cose, di cambiarne tante, per poter affrontare il prossimo step di questa vita tortuosa. Ma nel frattempo, è ancora qui quell'ansia che deriva dalla paura. Quella paura che ancora mi blocca. E davvero, ora voglio smettere di averne. Sono stanco di averne! Voglio essere libero. Voglio essere Felice.

Vorrei girare il mondo. Vorrei essere realmente un vagabondo che oggi si sveglia qua e domani di là, che dorme in una tenda, in una spiaggia, in una baita. Vorrei poter sapere che cosa sia l'amore, vorrei condividere e ridere, vorrei non avere più preoccupazioni. Vorrei essere in una società diversa da quella che ho imparato a conoscere crescendo. Vorrei fidarmi dell'umanità insita nella gente, ma che oggi ancora non riesco a vedere pienamente. Vorrei fidarmi di ciò che vedo oltre la vista soggettiva e oggettiva, fidarmi delle mie intuizioni e nel mio credere all'esistenza di un mondo diverso, di società strutturalmente diverse dall'unica da me conosciuta ad oggi, basata sull'iperconsumismo. Vorrei sapere di poter vivere tranquillo senza dover necessariamente passare la vita a donare tempo per un'occupazione di cui non ho reale interesse. Occupazione svolta semplicemente per racimolare dei soldi che mi porteranno ad essere posseduto da quello che comprerò, o che serviranno per regalarmi quelle quattro settimane all'anno di "libertà" da una vita di rotture di palle nei restanti undici mesi. Vorrei sapere il più possibile e poter trasmettere questo sapere per piacere, non per denaro. Vorrei che il mio tempo, che considero la cosa più preziosa della mia vita e dal valore inestimabile, non sia quantificabile con dei pezzi di carta. Vorrei che questo tempo fosse a disposizione della gente per passione, perché sento dentro di me che ciò che sto facendo è la cosa giusta da fare in quel preciso momento, oppure perché vedo l'anima di una persona che ha bisogno del mio tempo o desidera condividere il suo. Vorrei essere e fare tutto ciò che non sono stato e non ho fatto fino ad oggi pur desiderandolo dentro di me!

E oggi a maggior ragione sono stanco di ciò che mi circonda. Non riesco più a sentire certe frasi, ad osservare certe dinamiche ripetitive. Non riesco più a sentirmi davvero a mio agio in luoghi dove tutto si muove come se fosse uno schema che conosco a memoria e nel quale non riconosco la libertà alla quale faccio riferimento. Sono inquieto in questo mio ritrovarmi nel conosciuto, sapendo che intorno nel frattempo il tempo passa e sto perdendo occasioni per vivere un nuovo sapere. Un cane che si morde la coda in effetti. Perché a tratti questo sentirmi libero, svincolato da queste dinamiche a livello ideologico, (ma non ancora per quanto concerne lo spirito interiore a livello totale), mi fa sentire estremamente diverso, unico per certi versi. Ma allo stesso tempo, in certe occasioni quindi, tremendamente solo. Solo che qui non è più una questione di solitudine da assaporare, nella quale la condizione è quella di sentirsi sempre a casa in qualsiasi luogo, ma più quella di un quasi isolamento, nella fatica del ritrovarsi con quelli che dovrebbero essere miei simili, e con i quali invece ci si ritrova a scadere nelle solite convers-azioni, che finiscono ancor prima di iniziare. Un fiume, negli anni diventato una marea, di persone con le quali non sono più collegato, nemmeno per convenienza o per sopravvivenza, come nel passato. Ci ho provato per brevi periodi negli ultimi anni a "rientrare nel seminato", ma duro il tempo di un battito di ciglia e subito mi rendo conto di dover essere una brutta copia di me stesso per riuscire ad adattarmi. Per vivere nella società che mi circonda insomma, dovrei necessariamente, almeno in una piccolissima parte, essere sempre qualcuno che non sono. Ed è per questo che non so più chi sono, perché differisco dal "come ti vorrebbero x,y,z" all'interno del "contesto sociale a,b,c". Davvero, oggi pensare di mettere una maschera e fingere di essere diverso da me, la trovo la cosa più stupida che possa decidere di fare. E allora a tratti rido quando ci penso, anche nel bel mezzo dell'ansia, perché mi accorgo del giochino a cui mi si chiede di partecipare e al quale ancora non so in che modo sottrarmi, ritrovandomi quindi a convivere con quest'ansia appunto. Come quando devi vestirti in un certo modo perché lo richiede l'etichetta. Come quando devi mangiare in un certo modo e parlare in un certo modo perché c'è il bon-ton da osservare. Perché la moda è questa, perché se mangi questo sei così, se mangi quello sei cosà. Siamo tutti classificati in un qualche modo. E non è nemmeno più questione di voler essere contro corrente, oppure anticonformista, perché non sono quel tipo di persona che protesta contro lo smoking ad una serata di Gala presentandosi in costume ed infradito. Sono quella persona che vive d'ansia dovendosi vestire in un modo in cui si sente poco a suo agio, in un luogo e in una situazione in cui mostrarsi per come c'è bisogno che intorno ti vedano. Ho iniziato a fare delle scelte diverse, come ad esempio non andare proprio alla serata di Gala optando per rimanere chi sono. Capirai quindi che con l'andare del tempo, quando togli, togli e ancora togli a tutto quello che ti porta a doverti “mascherare”, ti ritrovi alla situazione da me descritta fino ad ora. Intorno nulla più ti interessa, sai che sei pronto per altro, vuoi andare in una determinata direzione, sai da dove deriva l'ansia, ma la paura ancora ti sta bloccando. Solitudine che si tramuta in isolamento, di nuovo ansia, vuoi crescere, uovo stretto. Punto di rottura. Stop. Nuovo inizio necessario ed eliminazione del morso alla coda!

Voglio davvero VIVERE. Vivere, per come intendo io la vita. Viaggiare anche e soprattutto, ma non sentendomi più solo. Ho vissuto in diversi posti in passato (Londra, Australia, Canarie) seppur per brevi periodi, ma la sensazione è poi sempre stata la stessa. In fondo cambia il luogo, cambia la lingua, cambia la tradizione e la cultura, ma il modo di muoversi della gente intorno a me è sempre stato quasi lo stesso, con le dovute differenze. Vorrei invece perdermi insieme ad altra gente, non avere preoccupazioni del domani, non possedere, non essere posseduto, sentire la libertà, quella dai confini geografici, dalle differenze culturali, dal concetto di casa, di famiglia, di lavoro, di economia, dalle frasi fatte. Libero di scegliere in ogni momento quale piede muovere e in quale direzione, sapendo che "andrà tutto bene, sempre e comunque". Uscire dal concetto della (apparente e spesso di convenienza) religiosità della vita che mi circonda per entrare in un concetto più di spiritualità. Vivendo con ottimismo insomma. Ma per quanto voglia vivere tutto questo, al solo pensiero, mi blocco. Una statua di marmo avrebbe maggiore mobilità di me in questo momento.

Ho bisogno di un nuovo inizio come dicevo. Ho bisogno di questo, ora, e devo far qualcosa per cambiare la situazione. Semplicemente, quello che voglio dire, è che da solo davvero non mi sento più in grado di fare certi passi, perché il risultato è che inevitabilmente mi ritrovo a vagare nello stesso nulla che percepisco intorno oggi. Lo so che ne esistono milioni di persone nel mondo come noi, ma è come se fossimo un po' tutti nel nostro piccolo orto senza un punto di contatto. E allora è per questo che non ti trovo? Ed è forse la paura che mi ha tenuto lontano da te e che anche nel momento in cui posso averti avuto/a di fronte, mi ha portato a far finta di non vederti? Probabilmente si. Fottutissima paura. Ma allora insegnami ad eliminarla e a venirti incontro. Insegnami ad incontrare e condividere la parte che mostro tutti i giorni a me stesso ma che vorrei confrontare nel quotidiano con chi è in grado di comprendere che cosa sto dicendo. Oppure impariamo insieme, che forse è ancora più bello! Perché sono convinto che da solo nessuno possa realmente imparare. Ci si può voler bene, ci si può conoscere guardandosi dentro nella maniera più profonda possibile come credo di aver fatto in questi anni, ma non sarà mai così a fondo senza avere avuto di fronte a noi uno "specchio" nel quale riflettersi, confrontandosi, vedendo quello che da soli non riusciremmo a notare. Il genere umano ha bisogno del confronto per crescere e trovo che il genere umano abbia un grandissimo bisogno di crescere! D'altronde, come puoi condividere amore ad esempio, se l'amore non lo respiri intorno o non l'hai mai respirato? Spesso la gente dice "per amare devi saper dare e non preoccuparti di ricevere", ma nessuno ha mai pensato che per poter dare ci sia anche bisogno di imparare da qualcuno che già lo sta facendo e ti sappia mostrare questo sentimento? Dentro sento di avere qualcosa di grande, di luminoso e forte da mettere a disposizione, da donare. Sta lì, dentro un uovo troppo piccolo che adesso è arrivato il momento di rompere, dall'interno o che qualcuno con un bel martello arrivi dall'esterno a rompere il guscio. Mi raccomando però, fai piano, che la mia testa è appena lì sotto il guscio. Si prega di rompere con cautela, anche perché l'ossigeno che sta mancando in questi anni, respirarlo tutto in un colpo mi potrebbe fare più male che bene. Paura o meno, sto cercando il modo per poter arrivare ad esprimere tutto questo. Il come, non mi è ancora dato sapere.

Da grande voglio essere un vagabondo felice che regala sorrisi alla gente che incontra per il mondo!

Un grande abbraccio. Simon

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ARTICOLO DI

Sappy_88

Sappy_88

Ciao sconosciuto,

sono capitata un po' per caso su questo tuo messaggio e mi è sembrato doveroso lasciare un commento, perchè purtroppo mi rispecchio in molte delle tue considerazioni ed è forse questo il motivo per cui mi sono iscritta su questo sito. Non so se lo stato di prigionia in cui ci troviamo sia dovuto alla società in cui viviamo o alla nostra stessa mente che la rigetta a priori e si chiude in se stessa... Probabilmente come dici tu è un circolo vizioso.

Mi auguro che ci sia una sorta di via di uscita o qualcosa in grado di rendere il tutto più leggero, ho pensato che il viaggio inteso come scoperta potrebbe essere di aiuto, ma poi non è facile lanciarsi.

Condividendo queste tue riflessioni penso che tu abbia già fatto un primo passo.

Buona giornata!

Dom 10/09/2017 - 11:53 Collegamento permanente

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