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Martedì, 25 Ottobre 2016

La Malesia che ho visto. La Malesia che rivedrei ancora!

La Malesia è una delle mete più gettonate del momento, eppure per molti di noi è ancora solo Sandokan (o il circuito di Sepang!). La nostra Vagabonda Doc Pici la pensava uguale, prima.

ARTICOLO DI

Vagabondo

La Malesia che ho visto. La Malesia che rivedrei ancora!

Testo e foto di: 
Lara Bertoia - Vagabonda Doc Pici



foto di Unsplash 

Malesia.
La meta delle mie vacanze estive. Confesso che non era in cima alla lista delle mete che ho sempre sognato di visitare.
C’è il Buthan. Ci sono il Vietnam e il Laos. C’è il Sud Africa. Ma qualcosa, non so neppure io dire bene cosa, al momento di scegliere la meta delle mie prossime vacanze mi ha fatto esclamare: Malesia!
Per me la Malesia è associata a due immagini: Sandokan, e il circuito di Sepang. Ora, Sandokan lo conoscete più o meno tutti: alzi la mano chi non ha mai letto uno dei romanzi di Salgari o sentito “Sandokan Sandokan dammi forza ogni giorno ogni notte coraggio verrà” o chi non si ricorda di Kabir Bedi con la lunga chioma fluente?
Sepang forse è un po’ meno conosciuto, ma gli appassionati di motori sanno bene che è sede di gran premi di Formula 1 e Moto GP.
Sandokan e Sepang, come dire la natura e la modernità. Sono questi i due pensieri che mi hanno accompagnata durante la preparazione del viaggio, e poi anche in viaggio. Perché la Malesia è un continuo contrasto-connubio tra il suo spirito incontaminato, e il suo essere tigre asiatica. 
O, come ho scoperto durante il viaggio, è una terra di contrasti in senso ampio.
 



C’è Kuala Lumpur con il suo incredibile skyline e le avveniristiche torri Petronas alte 88 piani e 452 metri. La vista dall’ultimo piano è qualcosa di formidabile, non solo per il panorama ma anche per la vista vis-à-vis dell’altra torre. Acciaio e vetro, ingegneria e architettura si stagliano contro il cielo. E tu sei lì, con quel leggero dondolio dovuto all’altezza, e guardi giù e vedi altri cantieri. Silenziosi. Si, perché un altro contrasto della Malesia è rappresentato dai moltissimi cantieri in città che, al contrario di quanto si possa pensare, non generano quei classici rumori assordanti. Sono silenziosi, e puliti. A Singapore, ad esempio, nel distretto finanziario ce ne sono diversi. Ma se non si alzano gli occhi verso le pareti in costruzione, è difficile notarli.



C’è la foresta più antica del pianeta, il parco nazionale del Taman Negara. Anche la giungla è silenziosa. È un silenzio ovattato, misterioso.
Cammini e non sai cosa o chi potresti incontrare.
Ci sono alberi altissimi, i “grattaceli” della giungla, e altri vecchissimi (la foresta ha 130 milioni di anni); ci sono felci, muschi, cespugli, liane. E gli animali: dai simpatici lemuri, ai più “odiosi” (almeno per me) serpenti, dalle eleganti civette, alle colorate farfalle. Anche i pachidermi sono di casa, così come le pantere ma non si sono fatti vedere.


A proposito di animali: un paragrafo a parte lo meritano le scimmie.  Ora voi mi direte: le scimmie sono scimmie, tutte uguali… e invece no!
A dire il vero, non so quante specie di scimmie ci siano in Malesia, io ne ho incontrate due, completamente diverse.
A Batu Caves le scimmie sono un pochino fetenti. Si, avete letto bene. Hanno uno sguardo inquisitore che cerca qualsiasi segno di cibo che tu possa portare con te.
Poco importa che siano panini, biscotti, tavolette energetiche, frutta. Loro ti scrutano, si avvicinano, e se hai in mano qualcosa di commestibile lo afferrano. Senza chiederti il permesso. E se provi a scappare… ti inseguono.
E poi ci sono le scimmie delle Perhentian. Sono scimmie timidine, se ne stanno sugli alberi e ti guardano timorose, senza avvicinarsi. Sono scimmie “battufolose” di un bel marrone scuro, con striature bianche vicino agli occhi (quelle delle Batu Caves sono più “beigioline”).
Lo so sembro di parte… ma è così. Le scimmie delle Perhentian battono 1-0 quelle delle Batu Caves nel mio cuore.


Non posso parlare della Malesia… senza citare i malesi. Ecco, i malesi rappresentano un po’ il lato meno “visibile”.
Questo perché la Malesia è un miscuglio di etnie.
Nelle città ci sono i vari quartieri: Chinatown, Little India, Colonial district (ma questo soprattutto per l’architettura, per fortuna i colonialisti non sono più tali), il quartiere arabo.
Si passa dai colorati shari indiani, ai composti locali arabi, dai tempi induisti alle moschee. Passeggiare per Singapore o per Kuala Lumpur è come vivere 4 culture insieme che convivono pacificamente.
Per quella che è la mia esperienza, i malesi rispecchiano un po’ i popoli con i quali sono venuti in contatto: hanno il sorriso grande e i modi pacati degli indiani; hanno la verve commerciale dei cinesi; hanno la riservatezza degli arabi. Hanno un modo di vivere tutto loro, meno “programmato” del nostro, vivono il momento, e la prendono con filosofia.



A proposito di filosofia, e di natura… parliamo dell’anima “green” della Malesia, in particolare di Singapore.
La città-stato è zeppa di grattacieli futuristici, con boschi verticali e di pareti di condomini ricoperte da condizionatori. Già perché per far fronte, anche troppo, al caldo umido, l’aria condizionata la fa da padrone. Inserita al massimo, così sei costretta a girare con un golfino per ripararti dal “frescolino” della metropolitana. E se questa non basta, aggiungiamoci pure dei ventilatori da soffitto che girano al massimo.
Però a Singapore c’è anche uno dei parchi botanici più grandi e belli dell’Asia, creato 158 anni fa e patrimonio dell’Unesco, con più di 10000 specie di piante.
 I Gardens by the bay sono invece un connubio di natura e tecnologia: serre enormi e futuristiche con piante meravigliose, e i Supertree Grove. Avete presente l’albero della vita dell’Expo? Ecco, una quindicina di alberi così, e più grandi. Di sera si illuminano e danno vita ad uno spettacolo di suoni e colori (alimentati a energia solare). Direi un bell’esempio di tecnologia e natura che possono coesistere.


Ho parlato più volte dei grattacieli… ma la Malesia non è mica tutta così! E neppure le città lo sono. Accanto alle strutture più moderne, ci sono le tradizionali shop-house. Casette con la bottega al piano strada, e l’appartamento sopra, affiancate l’una all’altra, con la stessa architettura, che corrono lungo la strada. Ce ne sono di meravigliose: dai toni pastello, con le terrazze “coloniali”, con infissi tiffany, alcune ristrutturate, altre portano i segni del tempo che passa. 

E se in città la vita scorre frenetica; se durante la pausa pranzo nel Financial district ti ritrovi tra una fiumana immensa di persone che tutte insieme si riversano nei locali a pranzare; se fuori città i taxisti corrono all’impazzata su strade tutte curve… nelle isole la vita scorre molto più tranquilla. I bazar aprono con calma al mattino, e chiudono la sera, non ad un orario preciso ma semplicemente quando c’è meno movimento. Le spiagge più belle al mattino sono deserte, e danno davvero l’aria di essere un piccolo paradiso terreste, con la sabbia bianca, i pesci colorati che nuotano fino a riva, l’acqua cristallina.

A proposito di acqua: quella dei fiumi della giungla è di un color rosso-marrone, ma non per questo è sporca! Se la prendete tra le mani vedrete che è limpidissima. Il colore rosso è dato semplicemente dai depositi ferrosi presenti. 

Ecco la Malesia che ho visto: una terra stupenda, una terra che unisce l’antico e il moderno. Una terra che rivedrei ancora e ancora. Perché credo proprio che mi nasconda ancora qualcosa… e io adoro le scoperte.


Se volete partire anche voi, qui c’è il prossimo gruppo in partenza per la MALESIA: Malesia e Singapore dal 13 al 27 agosto 2017. Viaggio già confermato.




Questa storia è stata scritta e vissuta dalla Vagabonda Doc Pici. 
Lara da piccola faceva scorrere l'indice sul mappamondo chiedendosi chi vivesse e come su quelle macchie colorate sparse in un mare blu. E poi ha iniziato a girarlo quel mondo... Oggi, quando non viaggia (e non sogna) si occupa di marketing e comunicazione in quel di Udine: un posto strategico per raggiungere il mare, le montagne, fare trekking su Alpi e carso ed espatriare rapidamente quando la voglia di viaggio la assale.
Se volete scriverle, qui trovate il suo profilo: https://www.www.vagabondo.net/it/viaggiatore/pici

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