Articolo
racconto icon
Lunedì, 2 Settembre 2013

In bici Sul Po

 


ARTICOLO DI

G. Novello

1°  g. - Cremona/Casalmaggiore - 85.6 Km

Comincia il viaggio che sto preparando da più di un mese.

Sveglia alle 6.45, alle 7.20 scendo, carico la bici e vai che si pedala fino alla stazione centrale di Milano.

Pensavo che fosse tutto pronto e invece ho perso un quarto d’ora a risistemare le borse.

Pedalando nel traffico del mattino penso alle code ed i clacson di quando andavo al lavoro, non mi mancano nemmeno un po’.

Ore 8.00 entro in Centrale, per il biglietto provo la “macchinetta elimina code” ma vista la “velocità della macchina” e la paura di fare errori, faccio la fila allo sportello. Tempo misurato, alle 8.10 salgo ai treni e vado in coda al treno per caricare la bici.

Un simpatico bigliettaio mi aiuta a far salire la bici e conversando mi informa sul trasporto in treno delle biciclette.

8.20 il treno parte. Sistemata la bici, vado nello scompartimento per sedermi.

Il vagone è messo proprio male, sporco ed un’intera fila di sedili è bagnata come se fosse entrata acqua dal soffitto. Cerco il bagno e passo altri due vagoni prima di trovarlo. Un bel bagno moderno, se premi il pedale dello scarico e sei seduto ti fai il bidet, se invece sei in piedi fai il lavaggio del pavimento.

Come in tutte le aziende, tutto è in funzione dei clienti più importanti, in questa sono i clienti delle “Frecce”.

Arrivo a Cremona, per uscire devo fare il sottopasso con la bici in spalla, forse è troppo carica, la ruota posteriore sembra incollata al terreno.

Fuori dalla stazione vedo due Vigili, ne approfitto subito per chiedere le indicazioni sulla strada da percorrere per raggiungere la “Golena del Po”. Che fortuna! Un Vigile ciclista e che abita in un paese lungo la pista ciclabile. Mi indica due alternative, una diretta ed una che passa per il centro. Scelgo la seconda, perché passare per Cremona senza visitarla? Così pedalo verso il centro felice come un bambino a cui hanno tolto le rotelle della bicicletta.

C’è un altro profumo a Cremona, l’odore dei tigli è mischiato ad odore di cibo e pane appena sfornato, sembra più intenso, forse  dovuto al minor traffico.

Giretto in piazza del Duomo e dintorni, poi giù in riva al Po.

Attraversando un parco esco dalla città. La ciclabile non è segnalata molto bene, qualche incrocio l’ho cannato perché non c’erano cartelli e qualche altro perché il cartello faceva fare un giro strano per poi riportarmi ancora sull’argine principale.

Meno male che la strada è pianeggiante e si pedala regolare e senza fatica.

Una piacevole sosta al bar “l’Attracco” di Isola Pescasseroli per una piadina, acqua e caffè a 5 euro. Prima di rimettermi in sella chiedo quanto manca a Casalmaggiore e mi prospettano ancora una bella pedalata di 22 chilometri, i conti non tornano, ero convinto di essere quasi arrivato. Parto rassegnato a pedalare ancora un po’ di ore e non riuscendo a capire a che punto del percorso fossi arrivato. Quando poi il conta chilometri comincia a non segnare comincio a preoccuparmi. Il tutto perché non riesco a mettere d’accordo il paesaggio con la cartina.

Più o meno a San Daniele Po riesco a capirci qualcosa. La fine della tappa arriva all’improvviso, quando vedo che quello che credevo un paese è invece una frazione della mia meta.

Decido di lasciare l’argine alla prossima discesa, tanto per cercare un po’ di ombra. Scendo e trovo il cartello di Casalmaggiore, meno male, se non l’avessi fatto l’argine non mi avrebbe permesso di vedere il cartello e chissà quanta strada in più avrei fatto.

Domani sarà meglio mangiare meno, magari solo un gelato.

L’arrivo alla meta è stato bello, dopo chilometri di strada assolata trovo un piccolo parco alberato ed una fontanella, mi pareva un’oasi.

Un giro nel paese per conoscerlo e poi alla ricerca del B&B. La via la trovo subito ma del “Bijou” non c’è traccia. Si vede che il posto è talmente nuovo che non solo non ha la targa fuori dall’entrata, ma nemmeno il numero civico. Ragionando decido di suonare ad un campanello e mi viene ad aprire una ragazzina che mi conferma che il posto è questo.

L’interno è molto bello e ben arredato, la signora Barbara mi dice che siccome sono l’unico ospite posso lasciare la bici nella sala della colazione. Vista la disponibilità  riesco addirittura a portarla in stanza in modo da non disfare i bagagli.

Avevo preventivato 47 chilometri, oltre al tragitto fino alla centrale, invece a conti fatti sono stati 85,6. Pedalando per 4 ore e 50 minuti ho fatto la media di 18 Km/h e ho raggiunto la velocità di 30.

Una doccia e dopo essermi riposato un po’, due passi in centro per qualche foto e per la cena.  Vado in una pizzeria, pizza orribile e birra appena decente. Poi a letto perché domani mi voglio alzare presto per non pedalare sotto il sole.

 

2°  g. - Casalmaggiore/Borgoforte - 70 Km

Colazione e partenza per Brescello: il paese in cui sono ambientati i racconti di Guareschi, Don Camillo e Peppone. Il paese è sulla riva destra, per raggiungerlo devo attraversare un ponte e facendolo mi rendo veramente conto di quanto sia grande il Po.

Il paese ovviamente non è più lo stesso dei racconti, ci sono molti più negozi e qui e là vendono qualcosa che si riallaccia ai film che l’hanno reso famoso. C’è il museo, ci sono le statue di Fernandel (Don Camillo) e di Cervi (Peppone) e comitive di turisti al seguito di una guida. Fuori dal museo anche il carro armato americano che è stato abbandonato durante la seconda guerra mondiale.

Ovviamente non potevo aspettarmi molto, ma c’è abbastanza da vedere e ora posso dire “ci sono stato”.

Visto che ormai sono sulla riva destra e la strada sembra più corta, questa tappa la percorro in Emilia. La strada scorre bene ed il Po è più vicino. Insomma il paesaggio è meno monotono e più ombreggiato.

Poco dopo mezzogiorno mi fermo a Tabellano una frazione di Suzzara. Mi attira un bel barettino con un giardino fresco. Una piccola birra alla spina ed un minipanino con una pancetta buonissima. Il bar si chiama Bakkano ed alla sera ospita cantanti e band moderne. Una signora sistema il giardino per l’evento della sera, spostando da sola tavoli in legno da 8 persone apparentemente senza grande sforzo. Quattro chiacchiere con lei e la socia, tanto per sapere qualcosa del posto e si fanno le 14.30. Ripartiamo, il plurale è doveroso per includere anche la mia compagna, la bicicletta.

Volevo deviare e tagliare una curva del Po, ma al solito sbaglio e ne taglio solo un po’. Da quello che ho capito la ciclabile della riva destra non essendo sull’argine principale può avere gli alberi più vicini e gode di una maggiore ombreggiatura.

Alle 15.00, dopo essere ripassato sulla riva sinistra arrivo a Borgoforte. Il navigatore non riconosce la via e devo telefonare al B&B, la proprietaria mi da il nome corretto e le indicazioni giuste. Per arrivare al B&B “l’Alveare” devo andare in una frazione. Devo quindi tornare indietro di 6 chilometri riprendendo la strada dell’argine, questa volta quella sinistra.

Il posto è un po’ fuori mano ed in fondo ad una strada sterrata, arrivo e non c’è anima viva a parte due cagnetti che abbaiano, ma non sembrano aggressivi. Suono ad un paio di campanelli, ritelefono alla proprietaria e dopo un paio di tentativi mi risponde. Lei non è presente ma in casa ci sono i genitori e li avrebbe avvisati. Passa qualche minuto e visto che non si affaccia nessuno, suono all’ultimo campanello rimasto. Esce una coppia di signori anziani, lei mi indica la rimessa per la bici e mi accompagna alla stanza al secondo piano, in mansarda. C’è un vecchio ed imponente letto matrimoniale e nella parte bassa un singolo. Decido per quest’ultimo, mi sento più a mio agio. Dopo una rinfrescata, scendo e ne do una anche alla bici, poi chiedo indicazioni per un posto dove cenare. Mi suggeriscono l’unico ristorante “la Terrazza sul Po”. Faccio un giro per vedere dove si trova, ma essendo presto è ancora chiuso. Torno alla stanza e mi ripresento per le 19.00. Una buona cena, spaghetti con le sarde, vista sul Po, musica di sottofondo e due parole con la proprietaria. Ho cenato prestissimo, praticamente ho aperto la cucina.

 

Avventura notturna.

Sono in camera, seduto sul letto, sistemo il bagaglio e la porta è chiusa a chiave. Sento qualcuno che sale le scale, il rumore di una maniglia ed una porta che si apre e dopo poco si richiude. A questo punto inizia ad armeggiare con la porta della mia stanza. Nonostante la cosa si sia protratta per alcuni secondi, sono talmente stupito, che non mi passa per la mente nemmeno per un attimo di chiedere chi sia e cosa voglia. Ad un tratto la porta si apre e si affaccia il signore anziano, mi guarda e senza che io o lui diciamo qualcosa la richiude a chiave e se ne va scendendo le scale. Rimango li per alcuni istanti stupito e poi vado a controllare se sia veramente chiusa. Non sono un tipo impressionabile, ma se aggiungiamo che la casa più vicina è a centinaia di metri, le piccole finestre della stanza hanno le inferiate e nella parte più buia della stanza c’è anche un vecchio armadio scuro e chiuso a chiave… Sono immerso in una atmosfera alla Alfred Hitchcock.

So che è stupido, ma scrivo ad un amico l’indirizzo e ciò che è successo e che se non l’avessi chiamato il giorno dopo per le 8.00 di avvisare i carabinieri.

Diciamo che la notte non ho dormito benissimo.

Al mattino, al momento di uscire dalla stanza, prendo la chiave la infilo nella toppa e… non gira. A questo punto essere pessimisti è normale. Poi dopo quattro o cinque tentativi la serratura si sblocca e scendo per la colazione.

 

3°  g. - Borgoforte/San Benedetto Po - 35 Km

Sveglia alle 6.30, dormito malissimo per l’avventura della sera prima, ma anche per le zanzare e un karaoke che sembrava fosse nel cortile del B&B e pensare che ero in aperta campagna… .

Alle 7.00 colazione e partenza.

Riprendiamo il ponte per andare sulla riva destra.

Oggi tappa super corta, tutta sull’argine e niente degno di nota.

 Arrivo a San Benedetto Po dopo soli 22 chilometri e più o meno alle 9.30 sono al tavolino di un bar a riposare. Alle 11.00 mi stufo e telefono al B&B per chiedere se posso andarci subito, così riparto per la destinazione, una frazione ad un paio di chilometri dal centro. Un riposino e alle 16.30 vado in paese per conoscere il posto e per trovare un ristorante dove cenare. A parte la chiesa principale, che è chiusa, per me non c’è niente di interessante. Non capisco che visite guidate facciano fare ai turisti, boh. Visto il vuoto di svago mi rompo e gironzolo in bici cercando ristoranti. Sai che divertimento tirare fino alle 19.00?

Finalmente apre un ristorante, ordino un piatto tipico del mantovano i Tortelli di Zucca. Si mangiano come primo, ma sono dolci perché nel ripieno c’è l’amaretto. Non è un piatto che mangerei tutti i giorni, ma una volta tanto si mangiano volentieri.

Oggi solo 22 Km di trasferimento, in totale, tra giri e cazzeggi 35.

 

4° g. - S.Benedetto Po/Castelnovo Bariano-40Km

Sveglia 6.30 e colazione alle 7.00. Il percorso si svolge sulla riva destra fino a Revere poi si passa dal ponte e quindi ad Ostiglia.

Il percorso è bello, scorrevole e la media è di 18 Km/h.

Qui e là alcune fermate, giusto il tempo di fare alcune foto ed arrivo sul ponte: l’ideale per fare qualche foto alla bella Chiesa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria di Revere tutta in mattoni, come lo stesso è il campanile anche se di epoca precedente.

Dopo Ostiglia decido di fare una pausa caffè a Melara e lascio l’argine per scendere in paese. Visto che ci sono chiedo informazioni per un meccanico dove poter oliare la catena e fare i controlli del caso.

Purtroppo meccanici in paese non ce ne sono, ma tra le persone a cui chiedo trovo un appassionato di bici che si offre di aiutarmi.

Lo seguo a casa, entra in una rimessa ed esce attrezzato di guanti da lavoro, stracci ed alcuni contenitori. Pulisce la catena con uno spray e la ripassa con olio, con il compressore e l’apposita pistola gonfia le ruote. Parlando di copertoni antiforatura, tira fuori un piccolo campionario di pneumatici, tanto per farmi un esempio. E’ cosi fornito che mi viene spontaneo chiedergli se per caso ha una rivendita di cicli. Mi spiega che l’attrezzatura gli serve per tenere in ordine una ventina di biciclette. Fa il meccanico ed accompagnatore per il gruppo di scout della zona.

 Cosi grazie al preparatissimo e gentilissimo cicloamatore, una ventina di minuti dopo torno in centro con la bici “revisionata” e pronta per continuare il viaggio.

 Mentre giro per visitare il paese e alla ricerca di un bar, alzo lo sguardo e vedo un cielo nero da far paura, nuvoloni che non promettono nulla di buono. Lascio perdere l’idea del caffè e parto di corsa per non trovarmi a pedalare in mezzo al temporale mentre sono sull’argine. Oltretutto c’è anche un forte vento da nord che soffiando sul fianco sinistro mi fa sbandare. Per fortuna dopo un piccolo tratto la ciclabile fa una grande curva a destra, così il vento me lo trovo alle spalle. Pedalo col vento in poppa fino a che arrivo fuori dalle nuvole senza prendere una goccia.

Così correndo in 3 ore arrivo al confine ovest di Castelnovo Bariano, dove giù dall’argine inizia la strada che porta al B&B  “La Luce della Luna”, meta della giornata.

Ovviamente è presto, appena mezzogiorno e non mi aspettano prima di metà pomeriggio, ma visto che le nuvole si stanno allargando decido di telefonare per chiedere se la stanza è già disponibile. Daniela, la proprietaria, mi dice che in quel momento è ancora al lavoro ma che Lorenzo, il suo ragazzo, è in casa e cosi gli telefona per farmi aprire, in modo che io possa intanto sistemare i bagagli.

Verso le 14.00 arriva Daniela, visto che deve già preparare il pranzo per loro due insiste per preparare un piatto di pasta anche per me. Durante il pranzo ci troviamo a chiacchierare tutti e tre come se ci conoscessimo da tempo. Dopo pranzo mi sdraio un attimo sul letto e forse per l’abbondante piatto di pasta o forse per l’arretrato di sonno del giorno precedente mi sono addormentato come un sasso per un’oretta.

Più tardi dopo la partenza di Lorenzo, Daniela ci tiene a farmi vedere alcuni posti in riva al Po, cosi prendiamo le biciclette per andare a visitarli.

Tornati dal giro mi chiede se mi va di cenare in casa o, visto che mi piace la birra, in un  pub della zona che conosce. Andiamo con la sua auto e lungo la strada non smette di farmi da cicerone spiegandomi tutto quello che le piace e che c’è da vedere nei dintorni.

Arrivati al pub lo troviamo chiuso e dato che è lunedì dobbiamo girare altri tre posti prima di riuscire a trovare finalmente una pizzeria aperta.

 Nel suo giro turistico mi porta a visitare più della metà percorso che avrei fatto il giorno seguente, più che un trattamento da cliente è stato un trattamento da amico.

Ovviamente visto che mi ha scarrozzato in lungo e in largo mi ha fatto piacere offrirle almeno la pizza, che si è rivelata buonissima. Daniela è una persona che quando parla trasmette entusiasmo. Una pizza, una buona birra e una buona conversazione, fanno un’ottima serata a conclusione di questo giorno.

 

5° g. – Castelnovo Bariano/Pontelagoscuro - 72.7Km

 Sveglia alle 6.30, colazione con le marmellate fatte da Daniela e per le 7.20 sono già per strada.

Fermate nei posti consigliati da Daniela che la sera prima non mi ha portato a vedere. Chiesa di Castelnovo, chiesa e paese di Calto, centro di Ficarolo con il campanile pendente e la presa del canale a Stellata.

Poi praticamente tutta una tirata fino ad Occhiobello per vedere il viale dei nati. E’ un viale dove a fianco di ogni albero c’è una targhetta con indicato: nome, data di nascita, segno zodiacale e nome dell’albero dei bambini nati nel paese.

Proseguo per Santa Maria Maddalena dove c’è il ponte che porta a Pontelagoscuro, la frazione di Ferrara dove passerò la notte.

Visto che fino alle 14.00 non ho la stanza ed è mezzogiorno, vado verso il centro.

Alle 13.00 sono in centro e di Ferrara ho visto solo l’esterno del Castello Estense, se voglio visitarla un po’ devo posticipare l’appuntamento con Larissa del B&B Alice.

Telefono e rimando alle 16.30 cosi posso girare con comodo. Giro un po’ le vie e le piazze del centro e poi mi fermo ad un ristorante in una viuzza, cosi questa sera non dovrò uscire per cenare. Tranne ieri da Daniela, ho fatto praticamente un solo vero pasto al giorno oltre alla colazione, ed ho notato che mi sento più in forma per pedalare. Mangio e vado con calma verso il B&B. Suono il campanello e Larissa scende per accompagnarmi al box dove lasciare la bici. Poi su al secondo piano, dove scopro che ho a disposizione un appartamento intero in un vecchio condominio e già fornito di provviste, non solo per la colazione ma anche per una eventuale cena preparate da me. Doccia e sistemazione per la notte, sperando di dormire tranquillo, visto che i vicini del piano di sopra sono un po’ vivaci.

Oggi compreso il giro a Ferrara la percorrenza è stata di 72,7 km con una media di 16.2 Km/h, bassa, ma dovuta alle visite nei paesi e Ferrara. Comunque ci ho dato dentro e lungo la strada sono riuscito a raggiungere e mantenere i 40 Km/h senza particolare difficoltà. Le ore pedalate sono quasi 4 e mezza. Durante la notte scoppia un grosso temporale che rinfresca parecchio l’aria.

 

6°  g. – Pontelagoscuro/Papozze - 79 Km

 Sveglia solita alle 6.30, mi preparo un tè e faccio colazione.

Il tempo è nuvoloso, ma niente pioggia, in ogni caso mi preparo per l’eventualità che ricominci.

Sto per dare la prima pedalata che piove, così mi metto la mantella e copro le sacche con le coperture disegnate da me e cucite da mia mamma, apposta per queste occasioni.

La pioggia in effetti è leggera ed è più un problema la sudorazione interna che l’acqua fuori.

Con la mantella si pedala con molta fatica, perché l’aria fa da freno contro la maggiore superficie. Per un po’ di volte la tolgo perché spiove e la rimetto perché ricomincia. Per non bagnare le scarpe ho messo i sandali ma il risultato è che ho i piedi gelati.

Nonostante la pioggia, il sole quando buca le nuvole scalda un po’ l’aria e posso almeno togliere la felpa. Dopo una decina di chilometri stufo del metti e togli decido che è meglio bagnarsi che pedalare con “il freno a vento”.

Arrivo a Papozze e decido che è meglio arrivare alla Marcanta rimanendo sull’argine e girando intorno al paese perché la frazione è a nord del paese ed è più facile imboccare la strada giusta.

Per la mezza entro al B&B, faccio conoscenza con Gino e Paola, i simpatici proprietari e scaricato il bagaglio faccio una doccia caldissima.

Pomeriggio un salto ad Adria (il centro dista circa 6 km) per pranzare, visitare la città ed andare in stazione a prendere informazioni per il ritorno.

Giro per il centro, la zona è piccola, ma bella e nel frattempo cerco un posto dove mangiare qualcosa di tipico. Lo trovo nella piazza centrale, un po’ IN per i miei gusti, e prendo una “vellutata di fagioli con maltagliati”.

Come al solito per accettare la carta di credito in pagamento fanno storie e pretendono una spesa minima di 25 euro, cosi mi tocca prelevare al bancomat e pagare la commissione.

Vado alla stazione e trovo sorprese: biglietteria smantellata, macchinetta automatica guasta e cartello con l’indicazione di rivolgersi al bar. Mi reco al bar ed il barista mi risponde che lui non vende i biglietti per Rovigo ed ha solo quelli di una linea locale.

Torno al B&B incavolato e ne parlo con Gino. Insieme arriviamo alla conclusione, che vista la mancanza da parte delle ferrovie del servizio di biglietteria è lecito salire senza biglietto e pagarlo al controllore senza sovraprezzo.

 

7°  g. - Papozze/Boccasette e ritorno - 110 Km

Sveglia alle 6.30, colazione con il pane di Gino e le marmellate di Paola e partenza per il mare. Oggi si viaggia più leggeri, il bagaglio resta in camera perché anche questa notte la passerò alla Marcanta.

La mia intenzione è di attraversare il Po per andare verso Goro.

Prendo la ciclabile sull’argine e chiedo informazioni su come raggiungere il ponte. Da ciò che mi viene detto deduco che è parecchio trafficato e pericoloso, attraverserò più avanti.

Proseguo per Bottrighe, Mezzorno, Cavanella e Contarina per attraversare verso Taglio di Po. Fermata alle prese per una foto alla chiusa. Anche il secondo ponte penso sia a rischio per un ciclista e dopo aver chiesto alcune informazioni ad un passante, cambio meta: Boccasette.

Dal ponte di Taglio fino a Ca Venier sembra non finire mai, ma deve essere colpa del paesaggio senza differenze significative, perché invece il tempo di percorrenza è pienamente nella media.

Finita la ciclabile sull’argine faccio il punto sulla mappa con un po’ di fatica. Per fortuna i cartelli stradali sono chiari e confermano la mia decisione di andare a Boccasette.

La strada da percorrere non è più una ciclabile, ma è praticamente senza traffico. Prendo velocità e arrivo a mettere un rapporto lungo e toccare i 40Km/h per qualche chilometro.

Arrivo a Boccasette ma il mare non si vede, dopo aver chiesto indicazioni, trovo anche il cartello con scritto “spiaggia” che mi ridà la fiducia di raggiungere la meta del mio viaggio, cioè raggiungere il mare.

Arrivo ad un bivio dove a destra il cartello indica “spiaggia” ed a sinistra “ponte di barche”. Giro a sinistra per andare a fare alcune foto e poi riprendo la strada per la spiaggia.

Anche questo tratto non è riservato alle bici. Strada liscia con a sinistra un canale ed a destra un terrapieno, visto il percorso tortuoso mi chiedo se il mare sia al di la del rialzo e stia girando a vuoto..

Finalmente un parcheggio e l’indicazione “mare”.

Una salita mi porta in cima al terrapieno che ora capisco essere un argine a protezione dalle mareggiate, attraverso un ponticello ed arrivo in spiaggia e grazie alla disponibilità del gestore di un chiosco lego la bici ad un palo della sua veranda.

Ore 11.00 ho raggiunto la meta del mio viaggio, prendo un caffè e vado a toccare l’acqua.

Cammino lungo la spiaggia, un po’ troppo piena di alghe, qualche foto di rito ed alle 11.30 potrei anche tornare, ma c’è un sacco di tempo e mi fermo per un toast, una birra ed una crema di caffè. Devo evitare il sole di mezzogiorno e così grazie al WiFi del bar posto le foto di oggi su Fb e passo un po’ di tempo.

Alle 14.00 sono già in sella per il B&B.

Anche al ritorno la strada è libera, si pedala senza grande sforzo e sullo stradone per Ca Venier arrivo ai 38Km/h. All’altezza di Adria devio verso la cittadina per tornare alla stazione e risolvere il problema del treno. Percorro un po’ di chilometri sull’argine del canale che passa per Adria ed arrivo al ponte del cantiere navale. In stazione controllo se la macchina dei biglietti è ancora guasta e vado al bar a chiedere informazioni. Questa volta il barista, forse perché insisto a chiedere più informazioni o perché forse non è lo stesso di ieri, mi dice che i biglietti che cerco li vendono alla biglietteria degli autobus. Ci vado e risolvo tutto. Su consiglio della disponibile barista-bigliettaia prendo il biglietto per Rovigo e poi una volta là dovrò chiedere a chi ne sa di più.

Torno alla Marcanta più contento e metto al corrente Gino e Paola  della soluzione per il viaggio verso casa in treno. Mi merito una buona cena e chiedo un consiglio per un ristorante o un’osteria non troppo distante. Il ristorante è poco fuori la via, non ci vuole molto ad arrivare e come al solito sono il primo. Devo aspettare che arrivi il personale, nel frattempo ho un ristorante tutto per me.

Quando è il momento ordino un piatto di gnocchi al ragù che a detta della ragazza è abbondante.

Passa una quindicina di minuti e per farmi ingannare il tempo la cuoca mi manda una decina di pezzi di gnocco fritto, mi “sforzo” e pian piano ci do dentro.

Li ho quasi finiti che arriva il più bel piatto di gnocchi al ragù che abbia visto e mangiato in qualsiasi ristorante. Sono piccoli e pieni di ragù, un ragù non la solita pappetta che si trova in giro. Me li gusto che è un piacere ed alla fine sono così sazio che non ci sta nemmeno il caffè. Torno al B&B per preparare i bagagli.

 

8°  g.    ritorno a casa in treno

Sveglia alle 7.30, non serve avere fretta, in stazione prenderò il primo treno disponibile e se ci sarà troppo da aspettare farò un giro in centro.

Una buona colazione e un saluto ai gestori del B&B, Paola e Gino.

Arrivo in stazione alle 8.35 e scopro che il treno delle 8.30, in ritardo, sta arrivando. Così 5 minuti dopo sono già  in partenza. Qualche fermata ed eccomi a Rovigo. Qui non ci sono ascensori che portano ai sottopassi e devo portarmi la bici a spalla giù e su per le scale.

Alla biglietteria mi fanno il biglietto per Milano con cambio a Padova, io avevo programmato Verona, ma gli addetti hanno sicuramente delle ragioni più valide.

Partirà tra poco più di 30 minuti cosi altro giù e su con la bicicletta in spalla.

Sul treno per Padova non c’è un locale dedicato al trasporto cicli, cosi come nel precedente. Visto che le ferrovie hanno deciso di fornire un servizio e lo fanno pagare, sarebbe giusto ci fosse una carrozza dedicata e segnalata come si deve.

Treno tenuto in condizioni pessime, il bagno orribile.

Sia i passeggeri che Trenitalia ce la mettono tutta per renderli tali.

Arrivo più o meno in orario a Padova ed anche qui dovrò aspettare una mezz’oretta.

Questa stazione è dotata di ascensori tra le banchine ed il sottopasso, certo sono lenti e ad avere fretta si fa prima con la bici a spalla, ma per chi non cammina sono utilissimi.

Vedo in giro che non sono il solo che viaggia in treno con la bici. In particolare mi colpisce una coppia ferma vicino a me e bardata di tutto punto che sta controllando il bagaglio. Lui sembra molto preparato fisicamente e sta telefonando per cercare una maglia definita da lui “termica”. Sarò prevenuto ma mi sta dando l’impressione dello “sborone” che, pur essendo fisicamente preparato, bada più all’apparenza che alla sostanza. Bici, borse e vestiario tutto nuovo di pacca. Ero così vicino che non si poteva non notarlo.

Ad un certo punto armeggia con le borse, quelle del tipo ermetico che ci potresti guadare i torrenti, si gira verso di me per chiedermi se ho degli attrezzi. Il fatto che stia partendo con le borse non agganciate e senza attrezzi conferma la mia prima impressione: è uno sborone, ok atletico, ma pur sempre sborone.

Arriva il treno e si sale, a fatica sistemo la bici tra le due porte del vagone perché l’atrio è pieno di valige. Anche qui non trovo traccia del vagone con scomparto dedicato al trasporto. Trasporto che ho pagato insieme ad un posto a sedere e che non posso usare per non lasciare la bici incustodita e dando anche fastidio alla salita e discesa dei passeggeri.

A Verona sale un’altra persona con la bici e lo spazio diventa quasi invivibile.

Viaggiare in bici facilita la confidenza ed i rapporti con le persone. Forse perché si può parlare di qualcosa che si fa in comune, forse perché ci si sente parte della stessa vita.

Non so chi ha cominciato, ma ci si scambia informazioni sulla bici, attrezzature, meta del viaggio, esperienze ed altro.

Il mio temporaneo compagno di viaggio arriva da Francoforte e sta andando in Sicilia per girarla stando sulla costa, senza una meta giornaliera predeterminata e dormendo in tenda dove capita.

Credo che, non certo per la lunghezza del viaggio, non riuscirei mai a dormire lungo la strada e fare una esperienza simile da solo. Ho trovato interessante il fatto che parte del bagaglio l’aveva legato al tubo orizzontale, per non rendere instabile la bici con del peso sullo sterzo.

A Lambrate, il mio compagno di viaggio scende per aspettare il treno per Genova che parte da Milano Centrale, visto che i tempi per la coincidenza sono stretti in questo modo li dilata.

Più o meno alle 13.30 arrivo alla stazione centrale di Milano.

Mentre pedalo con calma verso casa mi sento contento dei giorni passati ed anche se ho fatto poche centinaia di chilometri, mi sento come se avessi fatto un grande viaggio. Dopotutto è il mio primo lungo viaggio da solo in bici, organizzato da me in tutto per tutto…. e credo proprio che non sarà l’ultimo.

Giancarlo

Viaggia con noi

Iscriviti gratuitamente. Conosci i tuoi compagni di viaggio prima della partenza.

Viaggia con noi in tutto il mondo.