RACCONTO
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Lunedì, 17 Gennaio 2005

Messico e Guatemala - Racconto disordinato.

Questo racconto di viaggio è un resoconto molto personale, scritto più o meno "in diretta" nei ritagli di tempo sulla scia di emozioni e fatti capitati durante il viaggio..

ARTICOLO DI

Vagabondo0

PICCOLA PREMESSA
Questo racconto di viaggio non è stato scritto per fungere da guida o per fornire indicazioni particolari, si tratta di un resoconto molto personale, scritto più o meno "in diretta" sulla scia di emozioni e fatti capitati durante il viaggio ed utilizzando per tale scopo i ritagli di tempo scovati qua e là. Per chi lo ha scritto e per chi c'era riveste sicuramente un significato particolare, per tutti gli altri è un racconto, a volte anche poco chiaro, che va preso così com'è.

Comunque, buon viaggio.





E' fatta, siamo partiti.

Volare è sicuramente meglio che andare al Luna Park, gli sballottamenti sono gli stessi ma il panorama è veramente magico. Stare sopra le nuvole mi è già capitato altre volte ma mai a 7000 m.! La terra è scura e bitorzoluta e riccioli di panna montata la condiscono.

Non so se riuscirò a tenere fede all'impegno di scrivere questa sorta di diario ma ci proverò. Intanto i miei compagni di viaggio mi piacciono molto e prevedo belle cose per il futuro.

Dopo 4 ore di volo da Fiumicino, ci incontriamo con il resto del gruppo, partito da Milano. Ora effettivamente c'è un interrogativo che serpeggia fra noi. Che ci facciamo in un pub irlandese all'aeroporto di Mosca quando la nostra meta è fatta di calore e tortillas e sta dall'altra parte del mondo? L'illuminante risposta ci viene dal prezzo del biglietto e comunque l'importante è arrivare a destinazione.

Infatti ...... all'improvviso ci hanno annunciato che il nostro volo previsto per le 2:00 con destinazione Città del Messico è stato annullato a causa di un uragano che staziona nel Golfo del Messico. Tra persone che si lamentavano perché da una parte era meglio quando a quei tempi le cose funzionavano (a parte tutto, naturalmente), sballottamenti a destra e a sinistra per informazioni e controlli vari (abbiamo tirato fuori passaporti e biglietti per una decina di volte), cene a base di minestra di spaghetti e cetrioli, personaggi bislacchi e matrioske, ci siamo ritrovati prigionieri al 2° piano di un albergo (Novotel).

Ultime notizie: sembra che il nostro amico uragano sia molto potente e destinato a condizionare le nostre vite almeno fino a dopodomani mattina. Alternativa proposta al soggiorno forzato in albergo è quella di procurarsi un visto per uscire e utilizzare il tempo a disposizione facendo delle escursioni, però tutto ciò non è gratis.

E' stata votata l'opzione carcere perché il visto ci sarebbe costato 105 dollari a cui poi andavano aggiunti i soldi per l'escursione, ci aspettano molte ore da passare.

A me, come a tutto il resto delle persone del gruppo, ha molto impressionato il modo in cui ci viene imposto di agire. Siamo costretti a rimanere al piano, senza poter girare liberamente per il resto dell'albergo, dobbiamo rispettare orari e modi alquanto rigidi e veniamo continuamente tenuti d'occhio (specialmente durante il trasferimento per i pasti). Il tutto condito da tanta di quella burocrazia da risultare inconcepibile per noi e che alcune volte ci ha portato a scontrarci con alcuni personaggi. Per esempio ieri mattina a colazione ci eravamo attardati più del solito e un gorilla nell'intimarci di tornare alle nostre stanze ha usato un tono non proprio amichevole (alquanto brusco direi) attirando su di se le pronte risposte di alcuni.

Questo ha determinato l'inflizione di una punizione nei nostri confronti da parte della compagnia aerea russa che gestisce il nostro soggiorno (l'Aeroflot). A pranzo ad alcuni di noi è stato proibito di scendere ed intimato di consumare il pasto in camera per aver avuto un comportamento non consono. Naturalmente ci siamo opposti ed alla fine, spiegandoci, la situazione si è normalizzata, ma questo è stato comunque un avvenimento che mi ha fatto riflettere anche sulle condizioni di vita che ancora esistono in questo paese.

E' passato del tempo e, tutto sommato, neanche troppo faticosamente, grazie anche a due strapagate bottiglie di vodka fatte acquistare al duty-free dell'aeroporto e alle tante chiacchiere fatte per conoscerci meglio. Finalmente il nostro aereo è partito e tra qualche ora (tante) ora saremo a Mexico city......





Confermo che il volo è stato lungo ma comunque affascinante, e dopo gli scali a Shannon (Irlanda) e Miami (Florida) siamo giunti a destinazione.

Subito la città si è rivelata molto caotica: il traffico, i rumori, la gente riempiono l'aria. Abbiamo preso posto nelle stanze e dopo siamo andati a mangiare. Il cibo è molto bello, oltre che molto buono, ma soprattutto è molto piccante. Con Mirko ho preso un piatto per due persone tutto a base di carne che viene servito a tavola con un vassoio su un fornelletto acceso. L'effetto era coreografico, ma ad un certo punto ho avuto la malaugurata idea di assaggiare un piccolo peperoncino verde che era sul piatto. Devastante! Mai sentito nulla di più devastante. (Marracho Miño, o qualcosa del genere).

Il giorno dopo è stato dedicato alla prima visita della città cominciata con il museo nazionale etnografico. La visita è stata molto interessante soprattutto perché si è trattato del primo contatto reale con le civiltà Maya e Azteca, che mi ha permesso cioè di rendermi effettivamente conto di quello che queste civiltà hanno prodotto (non solamente dal punto di vista del pensiero e della scienza.

Ciò che colpisce molto della città (me ne ero reso conto subito e ne ho avuto conferma anche nei giorni seguenti) è senz'altro l'enorme confusione che sommerge ogni strada, piazza o parco in ogni istante della giornata. Il traffico stesso, per esempio, assomiglia ad un animale che si muove autonomamente senza badare a niente o a nessuno e senza una ragione precisa. Le persone che si incontrano in strada sono talmente caratteristiche, variopinte e disponibili che è impossibile non rimanerne affascinati.



Comunque una nota di merito in questa città va senza dubbio, oltre che alla sua bellezza, alla sua metropolitana. Il biglietto costa l'equivalente di 300 lire(!) ed è valido per una sola corsa. Considerando però che la metro è vasta almeno quanto la città, si rischia di poter rimanere in metro anche per molto, molto tempo.

Viaggiare in metro non mi è nuovo, le attese, il movimento, le persone, tutto mi è familiare, ma in questo caso una azione così comune si riveste di un significato tutto nuovo e particolare. I visi, le voci, i colori e gli odori non sono gli stessi di sempre e tutto mi riporta necessariamente al confronto con la nuova realtà che stiamo vivendo.





Purtroppo ho perso molto tempo e sono alcuni giorni che non riesco a dedicarmi alla scrittura di questo diario. Ho deciso allora di elencare tutti gli elementi che poi mi ricondurranno all'odierno travaglio. Le emozioni che richiedono molto più tempo per essere fissate, spero mi tornino in mente in un secondo momento.

C'è stata la visita a Teotihuacan, fuori Città del Messico, coi bei pullman scassati, il primo contatto con i topes, le meraviglie delle piramidi e dei complessi religiosi, i venditori ambulanti e i chioschetti, le contrattazioni sul prezzo. Alcune ore del pomeriggio passate nella piazza di Città del Messico, visitando una chiesa tutta storta, il palazzo delle belle arti con i murales (specie quelli di Riveira), il parco traboccante di gente e bancarelle (con la maggior parte della gente che mi guardava e poi si sbellicava dalle risate perché i dreadlocks in Messico non sono molto diffusi ed evidentemente provocano un effetto particolare. Mi guardavano come se fossi stato un buffissimo animale), i predicatori, i clown, i cantanti......

Ora sono a S.Cristobal, nel Chiapas. Siccome vorrei scrivere tanto, ma il sonno mi ha catturato, il mio Chiapas cercherò di raccontarlo domani quando saremo in viaggio per il Guatemala. Buona notte.

Il Chiapas è stato il motivo principale per cui da tempo desideravo venire in Messico, ma per tutte le sfighe che ci sono capitate non abbiamo potuto visitarlo con la dovuta calma, inoltre, per ciò che ho visto, è valsa appieno la regola secondo cui se ti aspetti troppo da qualcosa è facile andare incontro a delusioni.
Mi riferisco senz'altro allo zapatismo e all'atmosfera che credevo di trovare qui, sia in generale e sia riguardo quel tema.
Innanzitutto S.Cristobal.
Il paese è permeato da un atmosfera caotica che in un certo senso ricorda quella di Città del Messico e non so se ciò sia dovuto ad uno spirito particolare comune ai messicani oppure alle orde di turisti che l'hanno invasa. C'è un traffico pieno e strombazzante fin dalla mattina presto e ogni giorno migliaia (centinaia) di persone ne affollano le strade.


APPUNTI DI VIAGGIO

Stamattina sono un po' svampito (e distratto come al solito) per cui avrei da fissare due punti.

Stamani abbiamo visitato un paese che si gestisce autonomamente, San Juan Chamula. Punti salienti da ricordare: la chiesa con le teche dei santi, gli aghi di pino in terra, le candele che ognuno porta per pregare, gli specchi al petto dei santi che fanno sì di riflettere l'anima di chi prega in cielo, la benedizione di bibite gassate perché ruttando si lasciano uscire i mali, le uova che una volta benedette si spargono sul corpo per curare i mali e purificare, la teca con i santi e le campane che non prega più nessuno perché non sono intervenuti per salvare la vecchia chiesa quando prese fuoco.
Questi elementi li abbiamo ritrovati anche in un'altra chiesa che abbiamo visitato dopo a Zinacantan.
Ancora povertà ed esercito.

Ho visto anche bambini che giocavano felici a scuola.

Le emozioni provate durante la visita in questo paese sono state molto singolari e molto forti. In particolare mi ha impressionato l'aspetto delle condizioni di povertà in cui parecchie persone vivono, una povertà che mi è sembrata più feroce e tormentata di quella che per certi versi avevamo potuto vedere a S.Cristobal. Altra cosa particolare è stata, senza dubbio, trovarmi di fronte a questa mescolanza di riti religiosi pagani e cristiani. Una miscela che ha destato stupore e divertimento, insieme naturalmente a tutto il rispetto che può derivare dalla profonda dignità di quelle persone.


Si tratta, è vero, per lo più di gente che vive lì, ma altrettanti sono i turisti (quasi tutti ragazzi). Molti sono gli indigeni che, vestiti con i loro abiti tradizionali, si avventano sui turisti o cercando di vendere le loro mercanzie o semplicemente chiedendo dell'elemosina. Quando ti si para davanti un bambino moccioloso, sporco e scalzo che ti chiede un peso devi far conto di tutte le tue forze per non rimanere schiacciato e lì per lì dargli quel peso o girarti dicendogli che non ce l'hai, produce lo stesso effetto. Quel senso di impotenza che ti rimane nel cuore.





APPUNTI DI VIAGGIO

Ieri siamo stati a visitare Palenque. Siamo partiti alle 5:30 e abbiamo viaggiato completamente immersi nella nebbia finchè non è spuntato il sole. La strada si insinuava con curve e topes in mezzo alla giungla e il viaggio è durato circa 6 ore (260 Km). Che dire di Palenque, è veramente affascinante e molto umido. Molto bello è stato il bagno che abbiamo fatto sotto la cascata nel fiume. Impressionanti anche gli altri posti che abbiamo visto: la cascata di Misol-ha e le cascate di "Monte Gelato messicane" (Agua Azul).

La strada è stata comunque la protagonista principale della giornata nel bene e nel male. Disseminata di campesinos che portavano legna o mais o che vendevano frutta e di piccoli villaggi o sparute case, il tutto sempre e comunque tinto di mille sgargianti colori. Uno degli autisti della macchina che ci hanno accompagnato ci ha detto che in queste zone lui conosceva un villaggio di zapatisti e che se avessimo voluto lui ci avrebbe accompagnato. Non so se sia effettivamente vero o se sia una trovata turistica, fatto sta che anche in queste occasioni non ho sentito parlare dell'EZLN e di Marcos nei modi in cui avrei creduto, cioè ne ho sentito sempre parlare in maniera abbastanza distaccata, quasi ostile, senza il profondo convincimento e l'attiva adesione che pensavo avrei trovato.

Ho cercato di vedere il più possibile di S.Cristobal, ma dato il poco tempo a disposizione non sono stato pienamente soddisfatto. Le chiese, le piazze, le strade, i mercati, tutto sfiorato in maniera più che superficiale, per lo più al buio o di fretta, senza riuscire a cogliere un viso, un luogo, un'emozione particolare da ricordare. Ciò che mi aspettavo di trovare non è stato senz'altro ciò che ho trovato. E' un luogo completamente turistico e a me è sembrato non aver nulla del piccolo paese che credevo fosse.
Un'ultima cosa riguardo S.Cristobal, dello zapatismo neanche la più piccola ombra. Solo esercito e polizia.

Dopo la visita ai paesini vicino S.Cristobal siamo andati di corsa a visitare due mercati di S.Cristobal stesso. Tutto molto di corsa, tanto che non ho trovato che una sola bancarella ideologicamente interessante(!). Ho acquistato una maglietta ma non mi sono sentito soddisfatto perché, ripeto, credevo che il fenomeno fosse molto più marcato.
Autobus con aria condizionata gelida e taxi scassatissimo per arrivare alla frontiera col Guatemala.
Subito la cosa che mi ha colpito è stato il cambiamento di paesaggio. In Guatemala abbiamo trovato alti monti che formano profonde e lunghissime vallate tutte ricoperte di giungla fittissima. Un numero spropositato di avvoltoi e tanti, tanti torrenti che scorrono ovunque formando numerose cascate (alcune finiscono direttamente sul ciglio della strada producendo un effetto molto singolare).

Il viaggio in pullmino per arrivare a Panajachel, dove eravamo diretti, è stato molto lungo e la strada alcune volte ci ha riservato dei piccoli diversivi (enormi massi precipitati, tratti di strada franata, cascate d'acqua direttamente sulla strada, nebbia e pioggia).
Panajachel si trova sul lago di Atitlan ed è una cittadina turistica dove tanti anni fa vivevano gli Hippies. Qualcuno ancora ne è rimasto.

Di bello nel paese, oltre ai colori del mercato e alla gente, ci sono alcune cose particolari, di quelle che colpiscono. Quando siamo arrivati in albergo, ad esempio, sentivamo della musica e pensavamo fosse una festa. In realtà si trattava di gente che cantava e suonava dentro una specie di chiesa. Questi tipi cantavano a squarciagola dei canti di preghiera accompagnati da batteria e tastiera ed il tutto è durato veramente molto. Ad un tratto la musica ed il canto sono piano piano scemati e la gente ha cominciato a lamentarsi e a gridare di disperazione, ognuno però lo faceva a modo suo, chi più forte e chi più piano, senza rivolgersi in nessuna direzione particolare (tanto che in questa funzione non compariva né un sacerdote e ne tantomeno un qualche simbolo religioso).
Impressionante e angosciante.
Un'altra cosa particolare che mi ha colpito è stata la scoperta, fatta con Mirko, della casa della famiglia Addams. Praticamente la forma della casa era proprio quella, però all'interno erano esposti molti quadri tutti in vendita. Credevamo fosse disabitata finchè non abbiamo scorto due bimbi che giocavano a scacchi e che non ci hanno degnato della minima attenzione (età 4 e 6 anni circa!). Molto bello anche il giardino, pieno di piante e strane sculture.


Altra caratteristica singolare del Guatemala sono (ne è passato uno ora) i mezzi pubblici di trasporto. Quantomeno pittoreschi.





Escursione a Chichicastenango per il mercato. Pensavo fosse una cosa molto incasinata e caotica tipo Porta Portese, invece ciò che mi ha colpito è stata la relativa tranquillità e calma. In genere non amo i mercati ma questo mi ha veramente impressionato, tanto che probabilmente è la cosa che finora mi è piaciuta di più.

Una marea di bancarelle e la più vasta varietà di colori che io abbia mai visto. Il mercato è animato e vivo perché frequentato non solo da turisti, ma anche dalla gente del luogo che è lì per vendere e per acquistare la merce, infatti è possibile trovare in vendita sia cose di utilizzo quotidiano (una parte al coperto è destinata ai generi alimentari, un'altra attrezzata per consentire a chi lo desiderava di cucinare e di mangiare), che ogni sorta di merce "uso souvenir".

Girare per il mercato è stato bellissimo, tuffarsi i mezzo a tutta quella gente, a quei colori, a quei mille odori diversi, fermarsi ogni tanto per scambiare due parole con qualcuno, inventare sempre nuove tattiche per contrattare sul prezzo (è obbligatorio farlo se non si vuole essere presi per dei turisti tedeschi o peggio ancora americani, sembrava anzi che più lunga ed estenuante era la trattativa e maggiore era la felicità che provavano vendendoti la merce), stare in disparte per osservare ed ogni tanto riuscire a scattare qualche foto.


Antigua, la vecchia capitale. Siamo arrivati qui all'ora di pranzo e praticamente l'abbiamo girata tutta in un pomeriggio.



Partenza da Antigua e 4 ore di pullmino per giungere a Chiquimula. Il paesaggio ora è cambiato. Alle gole profonde si è sostituito un paesaggio fitto di vasti gruppi di montagne a punta e completamente verdi. Abbiamo anche visto i resti di ciò che ha provocato l'inondazione di 2 giorni fa del Rio Hondo.
Sconvolgente.

Partenza da Chiquimula per andare a visitare il sito archeologico di Copan, in Honduras. Un altro timbro sul passaporto.
La strada per giungere al confine e poi al paese di Copan è stata veramente impressionante. Completamente sconnessa e fangosa, immersa nella vegetazione e in alcuni tratti sottoposta a torture da parte di pale meccaniche e bulldozer che stanno approntando un percorso più confortevole, la strada è disseminata di abitazioni di fango e piccole comunità. Molto toccanti i bambini che ti salutano dal bordo della strada quando passi.
Il sito di Copan, oltre che molto costoso, è molto bello, sia per i resti archeologici e sia perché è completamente immerso nella natura. Piante e animali a volontà.

Tornati in Guatemala.
Deviazione dal programma originale: si dorme a Livingston.
Di questa cittadina alcune persone ci avevano parlato molto bene, dicendo che lì si erano divertite moltissimo e che si poteva respirare un'aria tutta particolare. Il colore, la vita, la musica e il ritmo della gente di Livingston non hanno somiglianza con nient'altro in Guatemala: qui vive infatti una popolazione nera con discendenza Giamaicana che non è possibile trovare altrove. Inoltre, per il fatto che i rasta e il reggae sembravano dover essere le maggiori attrattive del luogo, mi era venuta una forte curiosità di vedere Livingston. E' vero che la popolazione è quasi esclusivamente nera e che il reggae è diffuso, ma di rasta ne ho visti solo cinque. Anche qui (e questo non me l'aspettavo proprio) ho destato scalpore per "gli arrosticini" che ho in testa (!).

Noi alla fine ci siamo divertiti, ma la gente che abita in quei luoghi è veramente molto povera (quasi tutti vivono in capanne di paglia e fango) anche se, in fondo, è allegra e disponibile.

Abbiamo conosciuto dei ragazzi di lì. Uno, di cui non ricordo il nome, che ci ha abbordati sulla spiaggia per chiederci se ci piaceva il posto e alla fine ci ha portato a casa sua (una capanna) dove lui costruisce e vende strumenti musicali. Un altro, Louis, con cui abbiamo parlato quasi tutta la sera. Livingston non sarà il paradiso reggae che mi avevano fatto immaginare, ma è comunque molto caratteristica e particolare e sono contento di averla vista (è anche pieno di meravigliose piccole lucciole).
Gita sul lago per il ritorno, con bellissimi riflessi e ombre sull'acqua.





Pullmino per Flores.
Giorno dopo sveglia alle 5:00 per la visita a Tikal.

E' questo un sito archeologico tra i più importanti. Io, Mirko e Roberto abbiamo optato per girare il sito senza la guida. Cose da ricordare ce ne sono senz'altro molte, a partire dalla scimmia che abbiamo visto scimmiottare da un ramo all'altro (senza riuscire a fotografarla), i picchi che picchiettavano gli alberi, lo sconfinato panorama verde-azzurro della foresta vista dall'alto della piramide IV e l'intricatissimo panorama verde-fitto della foresta vista dal basso dei sentieri. Poi cos'altro? Vabbè, i monumenti.

Ritorno a Flores alle 14:00 e appuntamento per la cena alle ore 19:00. Dario mi propone di andare in canoa sul lago.

Andiamo prima a fare un giro nel paese vicino, con visita al mercato (questa volta non è un mercato per turisti) ed acquisto di generi di conforto (bananine, arance, pannocchie), poi ci spariamo due refrescos al posto dove affittano le canoe (spur cola e canada dry) aspettando che cali un pò il sole.
E' stato molto emozionante. Scenario bello da paura, acqua calda e piatta, uccellini in volo intorno a noi e tutto il tempo di scattare le foto.

Poi, nel giro di tre secondi, ha incominciato ad imbrunirsi e a piovere. Le raffiche di vento ci spingevano al centro del lago e alzavano onde che era difficile contrastare. Al fine di evitare il peggio ci siamo allora diretti sull'isolotto al centro del lago ed abbiamo issato a riva le canoe. Zuppi fradici abbiamo atteso che calmasse il vento per poter ripartire. Una volta giunto il momento abbiamo inforcato i potenti mezzi e, al buio, abbiamo raggiunto la salvezza. Emozione tanta, un po' di preoccupazione, ma tutto sommato anche un bel po' di divertimento.
La sera poi c'è stato un concertino in piazza molto bello. Una piccola batteria, strumenti a corda e un meraviglioso xilofono tutto di legno intagliato, talmente grande che veniva suonato da sei persone contemporaneamente.


Belize di passaggio.
Siamo su un pullman che ferma ogni 5 minuti e spara musica reggae. Le strade sono un po' sconnesse, così scrivere è anche più divertente. Il Belize visto dal pullman non è granchè, è tutto piatto e sia le abitazioni che le persone sono dappertutto le stesse, comunque è valso un altro timbro sul passaporto.


Di nuovo Messico, a Chetumal e poi si va per Playa del Carmen dove faremo un po' di mare.

Sapevo che Playa del Carmen era un posto turistico, ma non credevo fosse così compromessa. Immaginavo un piccolo paese con belle spiagge, qualche albergo e dei locali mentre invece ciò che ho trovato pensavo potesse esserci solo in posti tipo Cancun (che a questo punto non oso immaginare).

Spiaggia con alberghi e villagetti sulla riva, nessun tipo di interessante scorcio naturale, per ogni dove negozi di souvenir, locali e ristoranti, milioni di turisti (più della metà italiani - mi hanno raccontato di un bar dove lunedi mattina trasmettevano delle partite di calcio del campionato italiano con relativi tifosi urlanti e preoccupati del telefonino scarico che così non prendeva).

Comunque da ricordare sono i bagni nell'oceano (non nel mare!) con le onde alte 2 metri che ti sbatacchiavano, alcuni cibi assaggiati (insalate di frutta e posaderia a non finire) e i tatuaggi.

Qui a Playa del Carmen ci siamo poi rincontrati con due simpaticissimi ragazzi di Pescara che stavano in viaggio di nozze e che io, Mirko e Roberto avevamo conosciuto nella giungla di Tikal qualche giorno prima. Si sono uniti al nostro gruppo e abbiamo passato insieme dei bei momenti, compreso il bagno notturno (giocare alla lotta in acqua, nell'oceano, alle 3 di notte con la sola illuminazione della luna, le stelle e un faretto, è decisamente piacevole).

Apparizione estemporanea che mi è venuta in mente solo ora. Belize City. Fuori dalla stazione dei pullman. Si è presentato davanti a noi un altro di quelli che chiedevano di essere fotografati. Mai visto un tipo più snodato di quello, ha incominciato ad annodarsi su se stesso compiendo evoluzioni e contorcendosi ad una velocità impressionante. Poi così come era venuto, se ne è andato.

Altra apparizione estemporanea che mi è venuta in mente ora.
Non ricordo ne dove ne quando (credo si trattasse di un pomeriggio a Panajachel), ricordo solo molta, molta pioggia. Noi tutti imbacuccati e infasciati da plastiche colorate e la gente del luogo che invece passeggiava indifferente e noncurante dell'acqua.

Noi, rivolti ad un ragazzo: "Ma qui piove sempre ?" e lui di rimando "Si, ma la juvia es vida, no?" "Aqui mucho calor. Juvia e refresca todo." Queste sono cose che fanno pensare.

A malincuore partiamo da Playa del Carmen dopo che finalmente ci siamo potuti godere un po' di sole e la nostra prossima meta (purtroppo anche l'ultima) è Merida.

Dopo 5 minuti che siamo arrivati a Merida è incominciato a piovere e ha fatto tanta ma tanta acqua. La città si è allagata e per le strade in alcuni posti c'erano per lo meno 30 cm d'acqua. Molto divertente sia da vedere che da praticare (attraversare le strade scegliendo i guadi è stato proprio buffo).

Da qui siamo partiti per le ultime due escursioni (Chichen-Itza e Uxmal), bellissime e umidissime (specialmente la prima).

Il fascino di Merida: traffico caotico, rumori, tanta gente in strada, venditori di qualsiasi cosa, negozietti, negozioni, un mercato affollatissimo di gente, di odori e sapori diversi, tipi che ti approcciano in strada per sapere se sei interessato all'acquisto di amache, sombreri, ponchi, maria, coca, bastardi che ti vendono una cosa per un'altra al doppio del prezzo (ci sono stati casi di sòle indicibili), rifiuti e immondizie varie che non mancano mai.

Ormai il nostro viaggio volge al termine, da oggi ci aspettano due giorni di viaggio per tornare in Italia, speriamo bene.

Sono sull'aereo e finora è andato tutto molto bene e sono successe alcune cose simpatiche che vorrei raccontare. Sull'aereo per Città del Messico c'erano un gruppo di ragazzi messicani con cui abbiamo brindato a tequila e cazzarato per tutto il volo. Allo scalo di Miami ci hanno perso un pò di vista e alcuni di noi non sono andati direttamente nella sala d'attesa. Quando il poliziotto se ne è accorto è andato a chiamare aiuto mettendosi le mani nei capelli e urlando che mancavano 14 persone (che nel frattempo girovagavano per l'aeroporto non sapendo dove andare). Ribeccati e ricondotti in sala d'attesa, per passare il tempo, abbiamo giocato a rubabandiera coinvolgendo anche altri due passeggeri, un ragazzo (di Guatemala City) e la sua ragazza (di Berlino).

Altra caciara poi sull'aereo, quando un gruppo di ragazzi messicani ha tirato fuori gli strumenti musicali. Erano dei musicisti diretti in Moldavia per un congresso che avevano degli strumenti che non avevo mai visto. In particolare uno che era fatto a forma di rombo con una miriade di corde che venivano pizzicate e producevano un suono molto squillante e deciso. Musica e canti a 29.000 piedi sopra i mari (lo so perché con Mirko sono entrato nella cabina di pilotaggio dell'aereo).

Il viaggio di ritorno è poi proseguito senza intoppi così com'era previsto, compresa la notte passata nell'aeroporto di Mosca. La notte più lunga di cui io abbia memoria. La scelta era se dormire sdraiati in terra o su delle scomode sedie. Sono rimasto sveglio tutta la notte con un unico diversivo: delle donne cinesi dirette in Germania. In realtà il diversivo ero io per loro, nel senso che ancora una volta ho destato non poca meraviglia per via dei dread. Abbiamo passato la nottata parlando un po' di tutto con una piccola piccola difficoltà, loro parlavano solo cinese e noi solo italiano. Non ci capivamo neanche a gesti. Fortunatamente c'era il trucco, Alfredo che parla il cinese.

Ad un certo punto è giunta anche la mattina e dopo la colazione a base di uova sode e nesquik il gruppo si è separato tra chi era diretto a Milano e chi a Roma.

Saluti, baci e abbracci.

Poi mi sono addormentato. Gli ultimi simpatici ricordi derivano dalla meraviglia della gente che ci ha visto arrivare da Mosca portando dei sombreros.

Questi sono gli ultimi frammenti di cazzeggio di una vacanza meravigliosa, vedremo poi cosa succederà in seguito.


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