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Sabato, 24 Gennaio 2015

GENERAZIONE ERASMUS: PLACE PLUMEREAU

Un'avventura lunga più di sei mesi nel cuore della Francia: questo è solo l'inizio!

ARTICOLO DI

ManuelaLor

 

 

Una vecchia Renault 4 bianca e rossa parcheggiata selvaggiamente nel bel mezzo di una piazza medievale. Questa fotografia campeggia su una mensola di casa mia. Ha tutta l’aria di essere una fotografia turistica pubblicitaria, una sorta di manifesto francese che dice – Ehi tu, vuoi venire in Francia? Ti stupirà!- Manca solo la baguette, ecco. Da questa fotografia parte il mio viaggio nel tempo che mi riporta all’anno 2004.

Era l’autunno del 2004 per la precisione, la piazza in questione si chiama Place Plumereau, Place Plume per gli abitanti di Tours. Siamo in Francia e da qui parte la mia avventura Erasmus.

Nel 2004 ancora si aveva solo una vaga idea di cosa sarebbe stato l’Erasmus e dell’impatto che avrebbe avuto sulle nostre vite di giovani studenti. Perlopiù ci si rifaceva al film “L’appartamento spagnolo” e le attese erano per tutti in parte quelle del protagonista del film: avventura, indipendenza, amici e, perché no, qualche amore. La nostra idea era molto naif ripensandoci, non avevamo molte persone cui chiedere notizie sulle loro avventure in Erasmus, eravamo noi la prima “generazione Erasmus”.

Certo ci sono state le sbronze, gli amorazzi, le notti in bianco, gli appartamenti in disordine, le beghe tra coinquilini, ma prima di tutto c’è stata una cosa: l’amicizia. Amici provenienti da ogni luogo e parlanti lingue diverse, con culture diverse e religioni diverse, ma accumunati dalle stesse emozioni, aspettative, timori.

Non avevamo nulla. Niente tv, niente auto, niente comodità della casa di mamma e papà. La grande scoperta è che tutto questo non ci serviva. Avevamo noi stessi e i nostri amici e ci bastava. Eravamo felici? Molto di più, eravamo entusiasti di vivere la nostra vita.

La prima cosa di cui ci si riappropria durante il periodo dell’Erasmus è il tempo. Tutto si rallenta, le azioni sono svolte secondo il tempo umano e non quello meccanico. Per fare una lavatrice ci possono volere due ore , e allora? Che importa? Per andare alla “FAC” (già eravamo in Francia, così la chiamavamo) ci volevano quaranta minuti a piedi? Va bene, incamminiamoci. Per preparare una cena per trenta persone all’ostello ci vuole un pomeriggio? Che cosa stiamo aspettando allora?

Arrivai a Tours nel settembre 2014, all’inizio di un autunno che si prospettava molto dolce. Tours è una piccola città universitaria nella valle della Loira, vicino alla zona turistica dei castelli. La città è un piccolo gioiello medievale incastonato tra le sponde di due fiumi: la Loira e lo Cher. Cuore pulsante della città è Place Plumereau, una piazza rettangolare circondata da case medievali, le meglio conservate di tutta la Francia. Dalla piazza, si snodano una serie di vicoli e vicoletti che, da un lato, portano alla piazza del mercato, Les Halle, mentre dall’altro alla basilica di San Martino di Tours e, proseguendo nella stessa direzione, alla cattedrale gotica. Infine, seguendo il corso della Loira, si trova l’Università Rabelais, che si erge proprio sulle sponde del fiume.

Come tutti gli Erasmus di tutto il mondo anche noi avevamo un punto di ritrovo, anzi più punti di ritrovo in base alle sere e alle ore. Nella piazza e nei vicoli adiacenti a essa è possibile trovare bistrot “francesissimi”, romantici café dove sorseggiare un pastis in santa pace, pasticcerie e creperie. I luoghi di ritrovo Erasmus, però, seguono da sempre una loro logica, dove le parole chiavi sono comodità, a buon mercato, tanta gente e connessione Internet gratuita. In questi luoghi il tempo si ferma; per un caffè, infatti, ci si poteva prendere un pomeriggio intero (i caffè diventavano due o tre e poi si passava all’aperitivo!), perché ogni volta che si faceva per alzarsi e andarsene a casa arrivava qualcuno che conoscevi e dovevi prendere un altro caffè anche con lui o lei e fare almeno due chiacchiere, no?????

Non dimenticherò mai il mio primissimo giorno di Erasmus. Non era effettivamente andato tutto per il meglio; il viaggio era stato lungo, la residenza cui ci avevano assegnato non era in un bel quartiere e non aveva nulla di rassicurante tranne il nome: Europa. Io e la mia coinquilina eravamo un po’ malinconiche a dire il vero e decidemmo di cercare qualche altro studente “vagabondo” come noi. Trovammo due ragazze italiane in mensa e chiedemmo informazioni alla più disponibile delle due.

– Dovete venire assolutamente venire stasera a Place Plume, è lì il ritrovo degli studenti Erasmus. – disse. -Potrete conoscere un po’ di gente e farvi un’idea di come compilare i vari moduli (già i moduli, UN INCUBO BUROCRATICO!), dove sono le facoltà e tutto il resto-. – Ma dov’è questa Place Plume?- chiese la mia coinquilina. – Si trova nel cuore della città vecchia, a un paio di kilometri da qui. Dai venite.-

Tornate nel nostro appartamento, cartina alla mano, cercammo di localizzare questa piazza, ma era impossibile. Introvabile! Poi, aguzzando meglio la vista, mi scappò l’occhio su una certa Place Plumereau.

 -Non sarà mica questa?- chiesi alla mia coinquilina.  Lei, che non era proprio di buon umore visti gli sviluppi, disse stizzita: – Ma quella là non poteva darci il nome giusto anziché l’abbreviativo. Lo sapeva che eravamo appena arrivate in città. Comunque se vuoi, possiamo andarci-

Aveva sentito bene, era un sì quello. Ebbene sì, era proprio uno sì.

Seguimmo la nostra “piuma magica” e si aprì un mondo nuovo.

 

 

 

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