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Lunedì, 22 Settembre 2014

Come imbucarsi a un matrimonio indiano

Imbucarsi a un matrimonio indiano è relativamente facile e un'esperienza unica per capire un po' di più sulle usanze di questo paese immenso e vario. Lagabri ci spiega come ha fatto.

ARTICOLO DI

lagabri

Come imbucarsi a un matrimonio indiano


Mi era già capitato nei precedenti viaggi in India, soprattutto al sud.

Quindi sapevo che era quasi matematico. Basta seguire il corteo nuziale, attaccare bottone con qualche parente dello sposo o della sposa e taaaak la cena a scrocco è assicurata.

E così è stato. Ma a parte la soddisfazione di mangiare gratis, partecipare a un matrimonio indiano è molto di più. Ci si immerge in un turbinio di colori, visi e sorrisi, odori, musica, rituali, curiosità e cordialità che rappresentano un microcosmo della società indiana.

Tutto ciò che amo dell’India l’ho ritrovato in un corteo nuziale che abbiamo incrociato per caso nelle vie di Udaipur.

Attirati dalla musica dei tamburi ci siamo ritrovati in una stretta via del centro dove il traffico era quasi bloccato da una marea di gente coloratissima che faceva da cordone umano intorno a un cavallo bardato da cerimonia, montato dallo sposo in abito nuziale. I musicanti, anche loro coloratissimi, scandivano al ritmo dei tamburi i passi del corteo che stava prendendo forma. Non sapevamo dove stessero andando ma ci siamo uniti a loro, seguendo un fiume di colori e musica che coinvolgeva tutti i passanti.

  

Tutti ci sorridevano e ci invitavano a seguire lo sposo mentre tra noi 4 cresceva la curiosità di vedere la sposa. Così abbiamo cominciato a chiedere a destra e manca dove si sarebbero incontrati i due promessi sposi. La maggior parte degli astanti non parlava inglese poi finalmente si avvicina un gruppetto di donne e una in inglese perfetto mi dice essere la sorella dello sposo. E qui scattano le domande di rito. Dov’è la sposa, si conoscono già, da dove vengono, quanti invitati, ma il rito del matrimonio come si celebra… Poi la curiosità è venuta da loro. Di dove siete, che giro fate, ma sono tuoi figli…. Si perché ad accompagnare in giro 3 giovani vagabondi si corre il rischio di essere scambiata per la mamma frikkettona in vacanza con la famiglia. Non so le volte che mi è stato chiesto… vabbè, stendiamo un velo pietoso. L’invito alla cerimonia non si è fatto attendere quindi abbiamo seguito invitati e parenti fino all’ingresso del “ristorante”. Mentre lo sposo scendeva da cavallo con un’espressione seriosa e impassibile che non cambierà mai durante tutta la serata, noi abbiamo incominciato a guardarci intorno per scoprire dove fosse la sposa. Nel frattempo anche gli altri parenti si erano avvicinati per invitarci alla festa. Mi avevano detto una volta che in India considerano gli stranieri presenti al matrimonio come un segno di buon auspicio alla felicità della coppia ed è per questo che è così facile essere invitati alle nozze.

Entriamo in questo grande prato dove era stato allestito un palco con le sedie di fronte, ci invitano e sedere e ci portano un aperitivo di benvenuto che a noi sembrava molto acqua e limone. E qui è scattata la paranoia del turista “ma che acqua sarà? non ci farà mica venire il cagozzo?” Decidiamo che sarebbe stato brutto non brindare agli sposi così affidandoci alle nostre difese immunitarie rinforzate da due settimane di fermenti lattici alziamo i calici e beviamo l’intruglio. Sperem!

Finalmente appare la sposa che si siede sul palco accanto allo sposo. Ciò che ci ha veramente sorpresi è che i due non si sono mai, ma proprio mai guardati in faccia neppure per un rapido sguardo e hanno mantenuto per tutta la serata la stessa espressione seria e imperturbabile come se la cerimonia riguardasse qualcun’altro.

     

Comincia l’interminabile rito delle foto, e quando dico interminabile intendo in tempi indiani. Tra parenti, amici, nipoti e turisti imboscati la faccenda si fa veramente lunga ed estenuante. Abbiamo anche noi in nostro attimo di celebrità, saliamo sul palco e ci facciamo immortalare nell’album di nozze, peccato non aver avuto dei vestiti adatti all’occasione. Noi almeno sorridiamo, ma ci è venuto l’atroce dubbio che non fosse un’ usanza dei matrimoni indiani…

E finalmente si mangia! Cominciando dal gelato. Anche qui le nostre difese immunitarie chiedevano venia ma abbiamo deciso che ormai eravamo entrati nella danza cosmica indiana e ci siamo buttati fra la folla in attesa della coppetta di gelato semi sciolto dal gran caldo. Intorno al prato era stato allestito un buffet di ogni ben di dio, tutto rigorosamente vegetariano per la gioia mia e di Michela. Sarebbe stato difficile identificare fra le decine di portate quelle pro veg. Nonostante la fame e la voglia di provare di tutto non siamo riusciti ad assaggiare nemmeno la metà del lunghissimo buffet nuziale. Tutti gli invitati, noi compresi, ci siamo sistemati per terra, tipo pic-nic, data la mancanza di tavoli. Bellissimo! A fatica abbiamo trovato le posate visto che quasi tutti mangiavano con le mani, indian style.

                          

Mentre gli invitati mangiavano, gli sposi..si sposavano. Abbiamo fatto in tempo a vedere le ultime fasi della cerimonia vera e propria, tra incensi, fiori, giri intorno al fuoco e apertura dei regali. Alla fine esausti siamo tornati in hotel salutando e ringraziando i parenti che ci avevano invitati e lasciando gli sposi ancora nel mezzo delle celebrazioni e dei rituali a noi incomprensibili.

C’è davvero tutto il mondo indiano nelle feste di matrimonio e ognuna è completamente diversa dall’altra, a seconda della zona, della religione, della casta… IncredibleIndia!!









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