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Sabato, 29 Gennaio 2005

Arcipelaghi e balene

Sono il Vecchio dell' Isola e sono qui un altra volta a raccontarvi del mio Brasile.

ARTICOLO DI

Vagabondo0


Nota: Emilio Biggi e Fiamma si sono scritti abitualmente. E' con dispiacere che apprendiamo della morte del vecchio Emilio nell'estate 2002. Altri suoi contributi: Itaparica e Poesia

Clicca per ingrandireSono il Vecchio dell' Isola e sono qui un altra volta. Dona Fiamma mi ha invitato a parlarvi ancora del Brasile e della Bahia, di una Bahia e di un Brasile che raramente ho visitato come li visitereste voi, da viaggiatore, ma prima, in remotissimi tempi, come un impaurito emigrante e poi come agronomo o impresario, sempre per lavoro.

Sono rimasto molto incerto all'invito, senza saper che pesci pigliare, pensando di " tirar o cavalo da raia ", farmi indietro, togliere il cavallo dalla corsa.

Fiamma non vuol saperne ed io ho avuto una idea: vi racconteró del Brasile che ho conosciuto e poi, se vi ho incuriosito, andrete a visitare quei posti al giorno d'oggi, nei sites che li illustrano, per vedere cosa é cambiato, cosa c' é rimasto e cosa s' é aggiunto.

Sono arrivato a Salvador e all' Atlantico nel ‘70, dal Mato Grosso e con un digiuno di mare di quasi tredici anni. Due anni dopo avevo tre belle barche e un aut aut del mio datore di lavoro: o lui o le barche. Non mi pentii mai di aver scelto le barche, anche se fu una festa che duró pochi anni.

A un certo punto, per pagare qualche rata di una barca che avevo comprata, accettai di essere consultore di una ditta che piantava cocchi nel sud della Bahia, a Caravelas, e qui comincia la nostra storia e la storia di un viaggio che vorrei proprio che voi faceste se per caso vi capita di passar da queste
parti.
Clicca per ingrandireCaravelas era ed é una piccola e antica cittá di mare, con qualche peschereccio e molta abbondanza di ore pigre e serene. Oggi sta entrando anch' essa nella sua fase di cittá turistica, e l'ho rivista nei sites, dove ho ritrovato molto della Caravelas che ricordavo: le strade lastricate che fanno i passi sonori nel solleone, le case col loro sapore di sale e di antico, e, tra le amendoeras antiche e frondose, il ristorante col Museo della Balena.....

Il braccio di mare, di rio mar anzi, cioé di fiume dove le maree entrano portandovi salsedine e vita, é ancora quello, qualche barca dondolando oltre la balaustrata, davanti ai tavoli del caffe dove passavo serate ascoltando i racconti di due sub del Sud, cercatori di tesori giammai trovati, che erano a caccia del forziere di una nave italiana affondata tra le due guerre. Ne sapevo nome stazza e anno di affondamento, ma tutto s' é perso nel gocciolio delle ore.
Clicca per ingrandireParlavano di Abrolhos, un arcipelago 35 miglia lá fuori, isole brulle, scogli e coralli battuti dalle onde, solo un faro vitale ai naviganti e una guarnigione della Marina Brasiliana al suo servizio. Un paradiso dei sub, il giardino di Dio sotto pochi metri d' acqua di puro cristallo, giardino fatto di fiori vivi, abitato da migliaia di pesci, ornato da coralli unici al mondo.

Io avevo quelle barche a Salvador e facevo il mio turismo senza emozioni tra le isole della Bahia de Todos os Santos, e quell' arcipelago in mare aperto mi solleticava. Ma a quel tempo non era facile andarci. Una barca andava regolarmente, a portar provviste alla guarnigione, gli altri visitanti eran velieri oceanici che passavano e si soffermavano senza venire alla costa. Qualche pescatore ti ci portava, a un prezzo salato. Cominciai a chiedere, a informarmi e un giorno sul lavoro scopersi che il meccanico che ci aggiustava i trattori era il figlio di un pescatore e poteva portarmi a vedere Abrolhos. Niente paura con il prezzo, gli avrei dato il gasolio del motore e pagato a lui e al padre un cena al ristorante "Alla Balena". Cosicché la settimana dopo ero in viaggio per l' arcipelago.

É bene fare una parentesi storica. Dicono le cronache locali che Americus Vespucius, un italiano che conoscete come Americo Vespucci e mi ha preceduto da queste parti, scoprendo prima di me l' isola di Itaparica, scopri anche quegli isolotti e scogliere coralline in mare aperto. Avvistatili, per sua sorte in un giorno chiaro, disse, in portoghese per asser capito dalla ciurma della caravella in cui navigava:" Abram os olhos!! " " Aprite gli occhi, che questi scogli sono una fregatura". E atollo e scogli rimasero conosciuti come Abrolhos. Mi sa piú di storiella che di storia, ma ai locali piace raccontarla.

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Caricata in barca qualche provvista, partimmo e mi bastó mezzora per accorgermi come navigare in un peschereccio di sei metri in mare aperto e farlo in uno scooner, sia pure mal copiato, di cinquanta piedi in acque chiuse, siano cose completamente differenti. Con Rodrigo, il meccanico, al timone e Popó, suo padre, a raccontarmi storie di pesci, di pescatori e, perché no, di naufragi, seduto su sacchi di qualcosa che non odorava bene, il barcolino quanto piú si allontanava dalla costa tanto piú si divertiva a inerpicarsi su certe onde che non eran di tempesta ma di mare appena mosso, mosso il sufficente perché la tolda ogni tanto si allontanasse da piedi, risaltando sempre piú la atavica differenza che c' é tra un contadino veneto e un pescatore bahiano. O tra un agronomo avvezzo a cavalli e stivali e un marinaio avvezzo a cavalloni e piedi nudi. Non soffro di mal di mare, ma deve essere qualcosa di simile a quel malessere vago, lo stomaco con il capogiro, le gambe sempre piú fiacche, che m'era venuto addosso. Ma mi ci abituai, tanto che stavo quasi bene quando Popó mi diede una manata gridando." Eis-las ! Eis-las!" Gridava eccole, eccole e mi indicava qualcosa tra le onde che assolutamente non riuscivo a vedere. Era troppo presto per essere arrivati ma chiesi:" Le isole ?"" No. Le balene!" Le balene. Le balene!!!

Sulle balene sapevo tutto quel che si puó sapere avendo letto Moby Dick almeno dieci volte, tra l' altro che si arrabbiano e spaccano una goletta-baleniera come fosse un fuscello.

Immagina la barchetta di Popó, a cui Rodrigo aveva fatto cambiar rotta
dirigendosi verso il punto dove "loro" vedevano le balene! Perché io
riuscissi a scorgere quei capoccioni neri tra le onde dovemmo arrivarci
vicini, tra l' assillante: "Ma non le vedi ancora, eccole lá, guarda lá, dietro quell' onda" Come se quell'onda avesse la spuma gialla e rossa per farsi distinguere dalle altre che le andavano attorno. Naturalmente quando vidi le balene mi accorsi che avrei potute vederle molto prima, ma.... non le avevo viste.

Erano cinque, pazzerellone, bonaccione, della specie jubarte, mi disse Rodrigo, che giocavano a inabissarsi sventolando una coda immane, o a sdraiarsi nell'acqua, isole su cui Colombo avrebbe potuto sbarcare per infilarvi la bandiera di Spagna. Oggi questo spettacolo lo vediamo tutti i giorni alla televisione, ma a quel tempo l' ecoturismo era
ancora una idea in pectoris e io non avevo mai visto niente di simile e
neanche ne avevo letto. Le balene di Melville infatti non giocano, non
sono buone, sono drammatiche, carne da macello, preda di caccia, o
grovigli di vendette quando ce la fanno a prevalere sul cacciatore. Quelle
erano enormi pecore nere e lucenti, un branchetto di docili giganti, o
meglio in loro non c'era nessuna docilitá: semplicemente se ne fregavano di noi e si facevano i fatti loro, superbamente ignare di quel moscerino ronzante, che gli girava attorno.
Clicca per ingrandireMa in tutto quello spettacolo il mio stupore era per me stesso: che ci facevo io in quell' ambiente, contadinaccio dai nonni contadini, a scrutar da vicino i lazzi dei giganti del mare? Chi me l' avrebbe mai detto tredici anni prima, quando, agronomo senza lavoro, pigliavo un vapore per le Meriche lontane, che sarei un giorno stato spettatore del balletto dei jubarte! Avevo quasi vergogna di guardare, come se stessi sbirciando da un buco di serratura....

Arrivammo ad Abrolhos e mi si apri il cuore a veder terra, anche se poca e
bagnata da tutti i lati.

Era Abrolhos dunque, ed era tutto quel che mi avevan detto. Sono cinque isolotti : Santa Bárbara, Siriba, Redonda, Sueste e Guarita, sporgendosi appena dal mare a guardare le onde, abitati da molti uccelli e alcuni marinai con le famiglie.
Clicca per ingrandireIo non sono mai stato un subacqueo, appena nuoticchio in apnea, ma anche cosí era tanto bella quell' acqua tersa, trasparente da lasciar vedere in giro per 25, 30 metri, che ci sguazzai per un tempo, immaginando come dev'essere bello, per uno che ci sappia fare davvero, immergersi in quei fondali. Restammo due orette gironzolando tra gli scogli e le isole e tornammo tranquilli, apportando al tramonto, in un mare ora placido e rosso di sole morente.

Non avevo visto gran che ma ero stato ad Abrolhos, e a quei tempi non eran
tutti che potevan dire di esserci stati. E avevo visto le balene a casa
loro. Oggi se andate all' Arcipelago, incoccerete forse un battello che va
o uno che viene sulla rotta di Abrolhos e quando incontrerete le balene,
probabilmente non vi ricorderete di Moby Dik ma dei filmati della tivu,
che oggi ci istruiscono togliendoci il piacere dello scoprire e del
fantasticare.
Clicca per ingrandire(Nel mio computer oggi ho 1.181 Kb di Balena Jubarte, che quel giorno per me era solo un nome e una emozione!)

Potrete ancora, se volete, andarci come me con un barchino da pesca, ma é certo piú prudente affidarvi a una agenzia che avrá barche piú comode o sicure e vi procaccerá il necessario permesso di sbarco (oggi per fortuna Abrolhos fa parte del Parque Nacional Marinho dos Abrolhos e le visite sono saggiamente contingentate) E se siete sommozzatori troverete agenzie specializzate che vi forniranno di tutto, ma anche oggi, dopo esservi immersi direte con un certo stupore: "Cavolo, quel contadino ha ragione, é uno dei piú bei posti del mondo per andar sott' acqua". Buon viaggio!

Da Aratuba, isola di Itaparica, Brasile

Emilio Biggi (*).

Ci sono vari Sites, ma questi due sono sufficenti per cominciare:
www.bahiatursa.ba.gov.br

Sulla mappa di ricerca cliccate Costa das Baleias
www.abrolhos.com.br

É un site per turisti, ma un vagabondo sa leggere tra le righe!

Ci trovate, oltre a belle foto, come arrivare, dove dormire, come andare alle Isole, come immergervi, come visitare la regione, ricchissima di spiagge e
porticcioli. Con un tascabile Portoghese-Italiano ve la caverete benissimo, ed io sono a vostra disposizione per ogni chiarimento.

Emilio Biggi (*) - Pousada Enseada de Aratuba
Ilha de Itaparica - Bahia- Brasil
http://enseadadearatuba.neomarkets.com.br/

(*) L'email è stata rimossa perchè, purtroppo, il vecchio Emilio ci ha lasciati nell'estate 2002.
Non sappiamo chi sia attualmente a gestire il suo "alberghetto", di cui lasciamo il link.


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