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Mercoledì, 26 Novembre 2014

Alla porta di Brandeburgo 25 anni dopo

Il 9 novembre 1989 è stato abbattuto il muro che divideva Berlino est da Berlino ovest. 25 anni dopo alcuni vagabondi sono andati lì per i festeggiamenti di questo evento storico e ci raccontano com'è andata.

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Alla Porta di Brandeburgo, 25 anni dopo

 

and we build our castle
in the sky and in the sand
design our own world
ain't nobody understand
I found myself alive
in the palm of your hand
as long as we are flyin'
All this world ain't got no end
(Sky and Sand, Paul Kalkbrenner)

 

Al posto della folla che il 9 novembre 1989 festeggiò tutta la notte dopo aver superato i confini della DDR ed abbattuto il muro, stasera c’è una fiumana di Berlinesi che composti attendono per i vialoni del Mitte, e solo con un po’ di impaccio si lasciano andare a qualche applauso e mormorii sommessi.

Il colpo d’occhio per noi turisti però è straordinario: 15 chilometri di palloni luminosi lungo i tracciati più importanti della città. Da Mauerpark ad Hauptbanhof, passando per la Porta di Brandeburgo, giù per Alexanderplatz, verso CheckPoint Charlie e fino all’East Gallery: la “lichtgerenze”, una ricostruzione luminosa del muro che per 28 anni ha diviso una città, con un’intenzione ben più grande - quella di dividere il mondo.

Per noi è quasi un gioco, un luogo di festeggiamenti ed allegria. Per tanti di noi che quel simbolo della divisione del mondo che tagliò in due la città per 28 anni è rimasta una pagina di un libro di scuola, un’immagine in TV, ma non una ferita sulla pelle. Ed è per questo che noi, che siamo fra le due milioni di persone che sono arrivate nella capitale tedesca per urlarla, questa caduta, non riusciamo a trovarci nel silenzio del momento.Per molti presenti però questa notte non celebra solo la storia, ma anche la memoria personale. Ed è proprio nella compostezza di molti dei berlinesi accanto a noi, che capiamo che il senso di ottomila palloni che volano in cielo per Berlino è molto più intimo e molto più doloroso: non solo si festeggia la fine di una divisione, il realizzarsi di un sogno… ma anche si ricordano le ferite che questo muro ha portato – prima e dopo essere stato abbattuto, e le urla i berlinesi le hanno dentro.

Solo una cosa siamo certi accomuni i turisti ai berlinesi in questa notte: la consapevolezza che l’abbattimento del muro di Berlino sia la prova che i confini possono essere superati. Mut zur freiheit”, il coraggio verso la libertà. Questo è il motto che guida le celebrazioni e che campeggia sui manifesti, sulle installazioni, e pulsa nella testa e nel petto di tanti tedeschi dell’est che 25 anni dopo rivivono il ricordo di quel 9 novembre 1989… quando dieci migliaia di persone si riversarono aldilà del muro, verso un mondo nuovo – tanto agognato quanto sconosciuto.

E poi i palloni luminosi volano uno a uno sopra il cielo di Berlino, e noi davanti a un maxi-schermo a Potsdamer Platz osserviamo la Porta di Brandeburgo tinta di sfumature blu, illuminarsi ancora di più nella scritta «Freiheit». 

Poi di corsa verso la Porta, perché Berlino lascia il meglio per ultimo in questa sera d’autunno: dopo i fuochi d’artificio dietro la quadriga, due ore di un immenso Paul Kalkbrenner ci trascinano nella notte berlinese, e chi meglio di lui può prenderci per mano e mentre i dischi girano raccontarci in musica la caduta del muro: quando Berlino Est divenne il parcogiochi di una generazione che era stata oppressa per gran parte della propria vita e trovò il modo di liberarsi nella musica techno.

 

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