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Sabato, 29 Gennaio 2005

Capri-Bolivia, via Londra

La mia destinazione sarà quello che ho sempre considerato il più “vero”e intatto dei paesi sud americani:la Bolivia.

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Da qualche tempo scrutavo l'atlante affascinato dal Sud America in cerca di un viaggio che avevo troppo spesso rimandato per colpa degli altissimi prezzi degli aerei, ma ormai non potevo più aspettare.

La mia destinazione sarà quello che ho sempre considerato il più “vero”e intatto dei paesi sud americani:la Bolivia.

Il mio viaggio comincia dal Cile: per via dell'altitudine e delle difficoltà d'atterraggio e manovra sono poche le compagnie che volano direttamente in Bolivia, di conseguenza i prezzi sono maggiori, atterrando a Santiago de Cile risparmierò circa 300 euro.

Santiago mi si presenta come una metropoli dove tutto sembra non fermarsi mai, non parlo spagnolo ma la gente sembra cordialissima e disponibile, ma non è quello che cerco, il richiamo della Bolivia e di quello che potrò incontrare è troppo forte.

Dopo una notte all'hostelling internazionale di Santiago cominciosubito con una delle cose che caratterizzeranno questo viaggio: gli spostamenti in pullman.

Da Santiago comincia il mio viaggio verso Arica, una città molto europea al nord del Cile; dopo solo 30 ore arrivo ad Arica; qui incontro Marcos ed Omar, due arzilli vecchietti che sentendo il mio spagnolo improvvisato e la mia area spaesata si offrono di darmi una mano.

Così sono ospitato con loro a casa di una signora pienotta dai modi gentili. Qui comincio ad assaggiare la zuppa piena d'ogni ortaggio possibile e immaginabile, a cena cerco di parlare e farmi capire ma loro mi sconsigliano nella maniera più assoluta la Bolivia, dicendo di stare attento a qualsiasi cosa bevo, mangio ecc., ma so anche che c'è molto razzismo da parte dei cileni verso i boliviani, anni di guerre non si cancellano molto facilmente.

Lascio tra abbracci e raccomandazioni i primi due cari amici che ho incontrato in questo viaggio.

Salgo sul bus che mi porterà a La Paz.

Arica da la Paz dista 7 ore, partendo dal livello del mare su per 4800 km, ma quello che si presenta ai miei occhi è incredibile, il paesaggio delle Ande conoscevo le lagune piene di fenicotteri nel bel mezzo di strade aride e dissestate sembra un quadro di Van Gogh nel mezzo di una stazione di un paese di mille abitanti.

Dopo il posto di frontiera finalmente io e il mio zaino arriviamo a La Paz, è una delle città più caotiche che io abbia mai visto, ma non trovo traccia di tutto quello di cui sono stato avvisato e vale a dire code di mendicanti che vogliono strapparmi tutto quello che addosso, anzi passo con perfetta indifferenza della gente.

“Perdersi a La Paz è praticamente impossibile” recita un passo della mia Lonely Planet, ma io ci riesco anche lì; ma grazie a un giovane vestito come John Travolta raggiungo il mio primo alloggio Boliviano, gli alloggi economici in Bolivia costano intorno ai 2 dollari e 50 a notte,e tutti hanno pile enormi di coperte(fa molto freddo di notte), ma non fate affidamento sulle docce calde.

Esco in giro per i mercati e riesco a stento a farmi largo tra la gente; stanco mi riposo in un ristorante: in tutta la Bolivia si può ordinare “una colazione”,”un pranzo” o “una cena” che costano tutte più o meno 1 euro e 50 e sono molto abbondanti.

La mia cena è una quasi mitica: zuppa e un bel pezzo di manzo con riso patate e pollo.

Giro per il mercado negro e il museo della coca e degli strumenti musicali, ma La Paz è ancora troppo civile per me, ho voglia di qualcosa che non ho mai visto.

I giorni seguenti passano rapidamente, mi muovo sempre in bus a volte anche per 15 ore (è l'unico modo di spostarsi in maniera sicura ed economica in Bolivar circa 4 dollari).

Il mio percorso si sposta a sud verso la primaverile Cochabamba dove incontro un missionario del mio paese e bevo un ottimo caffè italiano.

Ormai il mio spagnolo è quasi sufficiente e ho acquistato il soprannome di “ANGEL EL VAGO”datomi dai ragazzi della missione, vuol dire vagabondo ma in senso molto più ampio, qualcuno senza terra e legami, con la voglia di esplorare.

Mi rilasso nella seconda capitale della Bolivia: Sucre,che è una sorta di Firenze Boliviana, qui faccio acquisti e mangio saltenas, degli squisiti pasticci di carne e verdure in vendita nelle bancarelle.

Passo le giornate chiacchierando con i campesinos (indigeni del luogo che lavorano come contadini)e scopro che c'è in atto una protesta e che presto tutta la Bolivia sarà in sciopero.

Non molto spaventato proseguo a sud arrivo a Potosì, una città di minatori; qui pagando circa 10 dollari è possibile scendere muniti di tuta e casco nelle miniere: non posso perderlo.

Siamo in 5 a scendere e quello che vedo è incredibile, gente che passa 12 ore masticando foglie di coca lavorando con punteruolo e martello. Nel sottosuolo ci sono parecchie statue del diavolo che loro chiamano TIO(ZIO) mai Diablo, queste statue sono circondate da piccoli doni(alcol, sigarette, foglie di coca) affinché lo Zio non si arrabbi per quello che stanno prendendo dal sottosuolo, che secondo la tradizione è di proprietà del Diavolo.

Top of page!



Dopo circa 4 ore a quasi 40 metri sotto terra (sconsigliatissimo ai claustrofobici), comincio a vedere i primi effetti della protesta, dei minatori fanno esplodere dei candelotti di dinamite davanti al municipio.

Paralando con altri turisti nell'alberghetto scopro itinerari che non conoscevo, il deserto di sale e i canyon di Tupiza.

Mi metto in viaggio verso quest'ultima; laggiù in un paesaggio da far west morirono Buch Cassidy e Sundance Kid, i due famosi banditi del selvaggio west morti in un piccolo villaggio del sud Bolivia nel 1908.

Alcuni hotel organizzano dei giri a cavallo lungo i percorsi dei fuori legge, ma non ho abbastanza soldi per pagare commissioni così, vedo un ragazzino di 15 anni, il piccolo Diego detto Pana (pane),perché è figlio del fornaio del villaggio. Diego tiene per le briglie due cavalli ed è appena tornato da far fare un giro a dei turisti svizzeri un po' tonti. Facciamo presto amicizia e in 20 minuti sperimento la mia prima volta a cavallo.

Parliamo al tramonto lungo splendidi canyon e silenzi da duelli di vecchi pistoleri, io gli parlo dell'Italia e lui dei suoi sogni,della sua voglia di fare il veterinario. Diego studia la sera e lavora con i cavalli di giorno, tutto per un sogno ed è soltanto una delle fantastiche e romantiche storie che si possono incontrare laggiù
.
Ora trovare un trasporto è veramente difficile, a causa di scioperi e proteste contro le multinazionali e il governo che porta via il gas boliviano in tutto il mondo, ma io tra una settimana devo essere in Cile per riprendere l'aereo; vado in una piazzola dove partono jeep e camion dove incontro un ragazzo americano, insieme prendiamo un passaggio diretti ad Uyuni ,il punto di partenza per i deserti di sale e le lagune.

Ad Uyuni ci sono tante agenzie o hotel che per circa 50 dollari organizzano tre giorni di viaggio attraverso deserti di sale e lagune, ma come per qualsiasi cosa in Bolivia bisogna contrattare, arriviamo a 28 dollari.

Qui formiamo un piccolo gruppo, siamo in tutto in 7 in una formazione da barzelletta: un americano. un italiano, un francese, due sud africani, una venezuelana e un messicano.

Il viaggio è un po' duro, lo affrontiamo con scorte di acqua, saltenas e foglie di coca da masticare, ma quello che vediamo è quanto di più bello abbia mai visto: quasi 13000 km quadrati di sale, solo sale, un'enorme distesa che sembra neve e lagune colorate, bianche o verdi nel bel mezzo del nulla di rocce vulcaniche, con un freddo che sfiderebbe un pinguino (di notte anche - 20). Alterniamo due alloggii ,uno è l'albergo di sale, tutto fatto di sale dalle pareti ai granellini come pavimento, e uno, come ci hanno detto al momento dell'acquisto”basico”, uno dei posti più freddi e senza bagno che abbia mai visto, ma con una vista su laguna con fenicotteri che sembra venire da un pianeta lontano.

Si parte all'alba per il viaggio che ci porterà fuori dalla Bolivia direzione Cile, veniamo a sapere che nel nord sono morte quasi 80 persone e più di 200 ferite negli scontri tra gli scioperanti e le forze dell'ordine, è passato quasi un mese da quando sono qui e non voglio lasciare questo paese, tutte le raccomandazioni e tutte le paure che mi avevano messo addosso in Italia prima della partenza non esistono più, durante i miei viaggi non ho mai visto tanta dignità affiancata alla povertà. L'unica cosa che rovina questo paese è l'influenza e la prepotenza dell'occidente. Quando sono tornato alla domanda ”com'era”? Avrei voluto dire “non andateci”in modo da proteggere quella terra, ma sarebbe stato affrettato, l'unico consiglio che avrei è rispettate qualsiasi cosa vedrete.

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Le Bambine del Deserto di sale

(piccola storia boliviana)






Le bambine del deserto di sale si svegliano presto la mattina, le bambine
del Salar non fanno molta strada per andare al lavoro:gli basta
attraversare la strada. Le bambine del deserto hanno 8 e 10 anni, le due
sorelle hanno molti nomi ma nessuno se ne ricorda mai. Le bambine del
deserto le puoi trovare durante il tuo viaggio, inginocchiate per terra con
gli occhi bassi davanti ad un grosso cumulo di sale; le due sorelle
lavorano come una fabbrica, la più grande mette il sale con le piccole
mani dentro sacchetti di plastica trasparente, la più piccola le sigilla
avvicinando il sacchetto ad una candela. Le puoi fotografare, le bambine
del deserto di sale, ma dovrai dare un piccolo contributo al loro padre, le
bambine non ti sorrideranno perché sono da un'altra parte. Qualcuno alle
bambine ha regalato delle matite, ma non sanno che farsene, perché nessuno
gli ha detto come si fa a scrivere.

Le bambine del Salar a volte le puoi trovare in un'immensa distesa di sale
grande 13 000Km quadrati che aiutano loro zio a mettere insieme i cumuli
che dovranno essere lavorati. Allora le bambine del deserto avranno il
volto completamente coperto perché i raggi riflessi su quello splendore
bianco per loro non sono altro che pericolo di ustione e tanta fatica. Le
bambine del deserto la notte hanno freddo e si stringono l'una con l'altra,
le bambine del deserto non sanno bene cosa sperare perché non sanno dove
guardare, le due piccole sorelle a volte si chiederanno se tutti i bambini del
mondo hanno il loro mucchietto da sistemare.

E chissà se in Cile. Brasile, Argentina o Colombia, Uruguay o nel resto del
continente la gente si chiederà mai chi ha chiuso quel sacchetto.

Le bambine del Salar non vedono l'ora che arrivino le 10 per il primo
spuntino e poi le 12 per la zuppa calda, le bambine del deserto non vi
diranno mai ”siamo stanche”, perché nessuno gli ha insegnato come si fa.

Le bambine del deserto di sale dentro forse hanno il sorriso più grande
che voi possiate immaginare ma lo terranno lì dentro di loro o per i loro
piccoli grandi momenti di felicità.

Non so se le bambine del deserto sognano mai di andare via da quella
capanna di legno e pietra, ma tanto.... nessuno gli darà mai questa scelta.


Dedicato al popolo Boliviano alla libertà cercano di conquistare e ai
loro sogni. Qualsiasi essi siano.



INFORMAZIONI UTILI:

1) La Bolivia è estremamente economica, con 250 euro ci si può stare tranquillamente per un mese, acquisti compresi, certo sempre in alloggi economici.

2) Non abbiate paura di contrattare, fatelo sempre e con allegria è nella loro tradizione.

3) Sono stato lì durante una pericolosa agitazione, tuttavia la Bolivia è una delle nazioni più calme del mondo, ma dalle manifestazioni in piazza dove ci sono polizia ed esercito è meglio stare alla larga.

4) Diffidate da chiunque si avvicini dicendo di essere un poliziotto o un funzionario in borghese, in BOLIVIA NON ESISTONO: hanno tutti una divisa, dite che dovete tornare in albergo o meglio fate finta di non capire.


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